E' un pò come se ci fossimo vestiti al buio, di corsa, con un piede già sul pianerottolo. Alla luce, però, scopriamo di esserci infilati le mutande in testa, al posto del cappello ed i calzini sopra alle scarpe; non c'è niente da fare: bisogna proprio ricominciare da capo, stavolta con maggiore attenzione. E' un pò questo che stanno per fare tutti i Governi coinvolti in questo affaraccio della Libia, per impedire a Gheddafi, tornato nel volgere di pochi giorni il dittatore degli ultimi 30 anni e non più l'interlocutore affidabile e moderno con cui in tanti hanno fatto affari, di sconfiggere nel sangue le tribù libiche in rivolta. Certo, ci sarebbe da partire dalle motivazioni, quelle umanitarie e quelle ben più basse legate a doppio filo a meri interessi economici, ma a me basta che tutti siano disposti a ripensare all'azione, una volta accortisi di aver indossato le mutande per cappello. Tutti meno la Francia, col suo rigurgito secolare di "grandeur", bassamente legato alle elezioni cantonali svoltesi proprio ieri, prova d'appello per il "gigante transalpino", in affanno di consensi e di reali spunti destrorsi. In tanti anni un'operazione così goffa, mal congeniata e peggio eseguita, non s'era mai vista, basta dare un'occhiata alla stessa risoluzione del Consiglio Nazionale delle Nazioni Unite, sempre sul filo dell'ambiguità, che ha portato ad un generale consenso, salvo poi che ogni Paese si è interpretato a proprio uso e consumo il testo. Nessuno è così cinico da ignorare l'alto scopo umanitario di evitare un bagno di sangue in Libia, né tantomeno ho intercettato la volontà di far cadere il moto "spontaneo" di un popolo che si ribella all'oppressione del proprio dittatore, per conquistare la libertà e la democrazia. Certo, ci sarebbe da obiettare che Gheddafi era lo stesso anche qualche mese fa, quando i nostri rappresentanti di un governo piccolo piccolo lo accoglievano in pompa magna, schierando il carosello dei carabinieri a cavallo, 400 vestali alla Sapienza e facendogli piantare i picchetti della tenda nel prato di Villa Pamphili, mentre nottetempo ci svelava tutti i segreti più intimi del famigerato bunga bunga, ma la coerenza, lo sappiamo, non appartiene a questi statisti bonsai. Il problema reale è che la risoluzione delle Nazioni Unite pretendeva semplicemente l'impossibile: che Gheddafi lasciasse il potere spontaneamente, senza dover ricorrere ad una strage dei suoi seguaci e senza usare la forza. Tuttociò, ovviamente, ha mandato in tilt il fronte dei "volenterosi" che, in poche ore, si è trasformato nel gruppo dei "litigiosi". Non fatemi commentare le dichiarazioni di Berlusconi che oggi ci rassicura che i nostri Tornado partecipano alle azioni militari con l'ordine di non aprire il fuoco. Ancora migliore, per sarcasmo e goffa ironia, la rassicurazione inglese rispetto a cui il missile sganciato sulla residenza del Colonnello non aveva in realtà lo scopo di eliminarlo, ma di intimorirlo. In questa corsa al ridicolo ed al grottesco, partecipano anche gli Stati Uniti che, dopo aver sparacchiato un centinaio di missili Cruise nel cielo di Tripoli, lamentano i limiti di un'azione militare più subita che determinata e fanno dietrofront. In questo contesto da cabaret si inseriscono le dure prese di posizione della Lega Araba e dell'Unione Africana, a tutta forza, in retromarcia. La Russia e la Cina si erano già espresse contro: ora si unisce al coro delle critiche aperte e dirette anche uno statarello come l'India. La Norvegia, insieme all'Italia, stanca di fare l'affittacamere, si rimettono alla Nato, senza la cui regia, si blocca tutto; ma ciò è l'esatto opposto del pensiero dei galletti d'oltralpe. La verità è che tutti, tranne il prode Sarkozy, si rendono perfettamente conto di aver infilato la testa (nel caso dell'Italia la parte del corpo interessata si trova purtroppo ben più in basso) in una tagliola: sbarazzarsi di Gheddafi è un piacere troppo costoso vista la situazione geopolitica attuale, con tutta l'area del Magreb in frantumi e la lotta delle tribù per la conquista dei giacimenti petroliferi, in bilico sul filo del fondamentalismo islamico. Persino la prospettiva di infilarsi nei grassi e succosi affari contrattati col Colonnello e l'Italia non regge al pericolo di venire letteralmente invasi da migliaia e migliaia di disperati, pronti a risalire la penisola italiana e cercare speranze di vita in tutto il vecchio Continente. I problemi, com'è ovvio, andavano affrontati prima di agire e la realtà si ritorce sempre contro ai politici che si fanno prendere dalla fretta o peggio, dalla propaganda. La Francia, d'altra parte, ci ha già regalato il Komeini iraniano e questa azione scriteriata rischia di creare un danno incalcolabile. Ovviamente una delle parti peggiori in commedia ce l'ha l'Italia, incapace di defilarsi come la scaltra Germania e spaccata in senso verticale, con la Lega a fare la parte dei pacifisti ed il mio buon PD che ha perso un'altra occasione per agire da grande partito "di governo". Fedeli alla linea storica di "dire una cosa e fare l'opposto", ci siamo presentati sullo scenario internazionale senza una strategia, con i siparietti di Frattini e La Russa, in una rincorsa goffa e inutile alle decisioni degli altri. I nostri caccia non sparano, sorvolano, controllano, magari fanno ciao-ciao con le ali, parola dello statista Berlusconi; salvo che, se lo dice il comandante dei caccia del 50° stormo, tale Nicola Scolari, viene rispedito dritto dritto a Piacenza, a giocare a risiko. D'altra parte sarebbe davvero di cattivo gusto bombardare strade e ponti costruiti coi 5 miliardi di dollari da poco concessi dall'Italia come risarcimento... Peggio ancora pensare alle partecipazioni di Gheddafi nell'economia italiana che vi riporto per difetto: il 7,5% di Unicredit, la più grande banca italiana di cui Farhat Bengara, governatore della banca centrale libica, è vicepresidente dal 2009; l’1% del capitale della compagnia petrolifera ENI, che opera in Libia dal 1956 e il 2% di FIAT Auto e del gigante statale della Difesa, Finmeccanica, operazione conclusa poche settimane prima che iniziasse la rivolta; inoltre, fondi come la Lybian Investment Authority e istituzioni gestite personalmente da Gheddafi controllano il 40% dell’impresa di costruzioni mista Libco (con Impregilo); il 67,5% della Banca Ubae; il 14,9% dell’azienda di telecomunicazioni Retelit; il 100% della compagnia petrolifera Tamoil Italia, e due squadre di calcio: il 7,5% della Juventus e il 33% della Triestina Calcio, per non farsi mancare nulla.
Intanto a Lampedusa premono oltre 5000 disperati ed in queste ore il Governo chiede alle Regioni di prendersene in quota parte qualcuno... Siamo tutti fermi sul pianerottolo e ci rivestiamo da capo. La politica è una cosa complicata, ancora di più quella internazionale: gli slogan non funzionano, all'Europa ed al mondo il teatrino messo in campo dal nostro Premier, gli accordi di letto e la politica di basso cabotaggio, non interessano affatto; ecco perchè da anni ormai annaspiamo senza appigli. Peccato non aver almeno pensato ad affittare le basi aeree: sarebbe stato un bel colpo per l'erario dello Stato... Stiamo a vedere, di solito, a questo punto della commedia, escono i pagliacci ed entrano i protagonisti: confidiamo tutti insieme di avere nel mazzo qualche jolly e... Dio non voglia che gli anti-Gheddafi siano più integralisti del Colonnello.
Intanto a Lampedusa premono oltre 5000 disperati ed in queste ore il Governo chiede alle Regioni di prendersene in quota parte qualcuno... Siamo tutti fermi sul pianerottolo e ci rivestiamo da capo. La politica è una cosa complicata, ancora di più quella internazionale: gli slogan non funzionano, all'Europa ed al mondo il teatrino messo in campo dal nostro Premier, gli accordi di letto e la politica di basso cabotaggio, non interessano affatto; ecco perchè da anni ormai annaspiamo senza appigli. Peccato non aver almeno pensato ad affittare le basi aeree: sarebbe stato un bel colpo per l'erario dello Stato... Stiamo a vedere, di solito, a questo punto della commedia, escono i pagliacci ed entrano i protagonisti: confidiamo tutti insieme di avere nel mazzo qualche jolly e... Dio non voglia che gli anti-Gheddafi siano più integralisti del Colonnello.
condivido parola per parola. Grazie Riccardo. Posso postarlo in facebook?
RispondiEliminaHai proprio ragione, questo è un periodo di nani al potere. Certo però che averci la guerra alle porte di casa dovrebbe spingere il Governo ad una cautela che non ha avuto. Ma come si fa???
RispondiEliminaMio nonno diceva sempre che è impossibile fare una frittata senza rompere le uova! Solo che stavolta non esce neanche una frittata. Qui si digiuna!
RispondiEliminaBella analisi Ric, però alle motivazioni di quel Watusso del Sarkozi, tutte politiche, inserirei anche le pressioni della Total francese di rientrare in Libia (visto che è l'unica società estrattiva che, dopo il golpe di Gheddafi di 41 anni fa, è stata l'unica a non venire più riammessa, a causa degli scontri col CIAD, che i francesi armavano contro la Libia).
RispondiEliminaQuesti lungimiranti umanisti già fanno sventolare le loro bandiere a Bengasi: speriamo che le ambiguità del nostro Paese non ci creino grossi problemi. Sarebbe drammatico che l'ENI ci andasse di mezzo.
Dopodichè, invece di guardare essenzialmente al petrolio, dovremmo considerare i problemi derivanti dall'interruzioni del flusso del gas naturale che viene dritto dritto (e solo da noi) con un tubo in Italia. Ma questa ovviamente va nel calderone dei motivi, oltre a quelli legati all'esigenza umanitaria, che ci spingono a monitorare con attenzione il tutto!
Porca ladra sai come si sta mangiando le mani Tremonti a non aver avuto l'idea di affittargliele le basi alla Nato. Potrebbe essere la nuova frontiera per la rinascita economica del Bel Paese!
RispondiEliminaLucida analisi anche se, come spesso accade, in questi casi non è facile scegliere come agire. In ballo ci sono tante vite umane, in qualunque modo la giri. Certo non si poteva restare a guardare mentre Gheddafi uccideva tutti gli insorti. Sai una cosa però? Avrei voluto vedere lo stesso atteggiamento da parte dei "volenterosi" anche per aiutare la Tunisia con tutti i profughi che hanno alle porte, o ancora, in tutte le altre parti del mondo in cui la popolazione viene quotidianamente massacrata. Purtroppo il gioco è sempre lo stesso e siccome in quei luoghi non c'è né petrolio né gas, li lasciamo morire nel silenzio assoluto. Sai la cosa che mi fa più imbestialire? Che neanche se ne parla più e chi lo fa rischia di fare la figura dell'idealista. Che schifo.
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