mercoledì 10 dicembre 2008

lezione n° 1 (vita di un disilluso ricercatore)

Fra tutti gli spunti che mi avete inviato, oggi pubblico questo post. Rigorosamente anonimo (l'ho promesso). Racconta in poche righe e con estrema realtà ed amarezza lo stato d'animo di un ricercatore universitario, in balia di una situazione francamente al limite dell'umiliazione...

Poche chiacchere... a voi : Lezione n° 1 (poi magari ne parliamo...)

Studia studia studia studia.
E poi? La laurea! Cravatte, nonne commosse, belle feste e soprattutto fine di un'era. Te lo immaginavi già, ma la realtà supera l'immaginazione. E di molto.
Mentre sei ancora mezzo stordito il Prof ti dice di andarlo a trovare per fare due chiacchere.
Ci vai per metà curioso e per metà per la vanità di entrare in quell'ufficio quasi da pari: in fondo è un laureato come te. Imparerai presto che non hai ragione, scoprirai in fretta che quello è un divario che non si colma. Siete due laureati, è vero, ma le cose in comune finiscono lì; quei maledetti centimetri di cattedra che ti dividono dal Prof sono chilometri.
In fondo sei intelligente, altrimenti non avresti vinto questa borsa di dottorato: “che è la tua chiave per il futuro” (ti sei sentito dire fino allo sfinimento) “la fase per cui tutti siamo passati” (hanno insistito).
Va anche detto che in realtà non c'è niente di più stimolante, esaltante, scientificamente professionalizzante di un dottorato fatto bene. Però, mediamente, al giorno d'oggi il dottorato ti insegna la differenza tra teoria e pratica: tra quello che, in teoria, dovrebbe essere, e che invece, in pratica, è.
Fatti una passeggiata per i corridoi di un'università. Quello che trovi è un universo di ragazzi e ragazze, gente intelligente, pronta, preparata, che smania per la voglia di scoprire chissà che cosa, ormai divenuti grandi che “tirano avanti” (tanto mamma papà hanno speso fin'ora, a questo punto...). E' una gara di resistenza. Vince, anzi, viste l'utlima “riforma”, vinceva l'ultimo che resta in piedi. E se non resti in piedi almeno dieci anni non hai speranze. Le speranze, sono quelle che ti fregano. E' quello il collare con cui ti tengono stretto. E la ricerca in tutto questo ? Beato chi la fa. Sono in pochi. Infatti in tanti lasciano stare o, se hanno molto coraggio, vanno all'estero. Ma si perdono comunque delle menti brillanti che, proprio perché brillanti, capiscono l'aria e cercano altre vie. E chi ci perde? Tutti. Compreso chi crede di non essere coinvolto per niente.
Pochi giorni fa ho sentito un Professore (ce ne sono anche di lungimiranti, a quanto pare) dire questo: “Prima di richiamare i cervelli dall'estero mi basterebbe tenere quelli che ci sono qua”. Morale: non sarebbero le risorse umane a mancare, manca il modo di valorizzarle.
Comunque adesso che avete un po' il quadro ricordate sempre la lezione numero 1: se tu sei alto, se tu sei basso, se tu sei sveglio o se tu sei tonto, ringrazia sempre il professore.

un anonimo fieramente laureato .

78 commenti:

  1. Finalmente parliamo di un tema che conosco da vicino, da molto vicino.
    Ho fatto lo schiavo per oltre 7 anni.
    Con mio padre che (per rispetto al fatto che aveva dsiderato più di me la mia laurea) non mi a mai detto niente, e continuato a pagare le spese...
    Perchè se prendo 7/800 euro e ne spendo 600 per vivere, non c'è che da affidarsi alla cara vecchia famiglia.
    Ed è proprio come si dice nel post (anonimo, per carità...) sei arrivato fino a quel punto... come fai ad abbandonare.
    E poi se olli ce ne sono 1000 pronti a strisciare dentro...

    Ora sto fuori, e mia madre mi invia il pampepato per Natale...

    E quando ripenso a quel periodo, mi vergogno... davvero!

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  2. Davvero amaro questo post Ric.
    La cosa che mi ha colpito di più è stata la richiesta di anonimato (che tradisce un clima da ritorsione...)
    La cosa assurda è che sia permesso di sfruttare le nostre migliori giovani menti.
    Bah, e poi ci pensa la Gelmini...

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  3. Non sò a voi, ma a me il post ha ricordato l'immagine del film di Alberto Sordi "Il medico della mutua", col codazzo di ssistenti che segue sgomitando il primario...

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  4. UK dice di vergognarsi di "quel periodo"....e si dovrebbe vergognare qualcun alto, invece.
    Marta mette in risalto "la richiesta di anonimato (che tradisce un clima da ritorsione)"...a ha ragione, purtroppo.
    Eugenio ricorda il mitico Alberto Sordi...quanti nostri difetti ha messo in ridicolo!
    La domanda, alla fine, restano le stesse: ma perché abbiamo permesso che tutto questo accadesse? Perché li abbiamo lasciati fare?
    Perché, quando adesso ci dicono "Noi cambiamo la Costituzione, poi vedremo...", non ci fermiamo un minuto a pensare che significa? E a come provare ad impedirlo?
    La Costituzione, gente, non la lista della spesa.
    Non voglio (non mi è mai piaciuta, per la verità) la solita tirata retorica sulla "Costituzione nata dalla Resistenza, eccetera....", per favore. Vorrei solo che ragionassimo su questo: una volta vidi una vignetta di Altan, c'era il solito tipo che aveva un ombrello infilato....lì, proprio lì...e che diceva "Adesso che ho tutte le risposte, mi hanno cambiato le domande". Ecco se ci continuano a cambiare le domande in base alle loro esigenze del momento, come diavolo facciamo a trovare le risposte giuste per noi?

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  5. Marco va subito al sodo. Picchia duro sui responsabli (e questo lo capisco).
    Ma U.K. , per come lo conosco, parla di vergogna proprio perchè uno come lui non si era MAI piegato nella vita.
    O sbaglio?

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  6. Segnaloa proposito un link davvero interessante su "come diventare ricercatore univeritario.
    Anche questo è rigorosamente anonimo.
    Ma è da leggre, assolutamente.

    http://www.oipaz.net/V_Ricercatore.html

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  7. concordo con uk.capisco bene che intende quando dice mi vergogno. si tratta di anni di umiliazioni. sei capace e ti fanno fare le fotocopie (bene che vada). non hai voce in capitolo. sei un vero e proprio schiavetto e, come dice l'anonimo autore del post, ti ricordano sempre che devi ringraziare per la grande opportunità che ricevi.
    Psicologicamente è una tortura, è veramente deprimente. qualche tempo fa sentivo dire (non mi ricordo se proprio qui) che le grandi menti della storia della scienza hanno fatto le loro migliori scoperte intorno ai 30 anni. Impedire di dare un contributo sostanziale fino ai 40 anni (a chi va bene) impedisce alla comunità di beneficiare di quelle intelligenze.mah!
    Cmq caro Uk, noi non ci conosciamo ma se leggo il tuo commento intuisco che devi essere uno itelligente perché come dice il post "si perdono comunque delle menti brillanti che, proprio perché brillanti, capiscono l'aria e cercano altre vie". E chi ci ha perso non sei tu, ma tutti noi che perdiamo il contributo di tutti quelli come te.

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  8. Riccardo m'ha stancato...ma lo ammetto, mi conosce bene!
    La cosa che ancora non mi va giù è di essere stato zitto, per tanto tempo.
    Ringrazio Bastilani (ma che nome è?)per le deduzioni di intelligenza (peraltro immeritate) ma il punto è che se mi guardo indietro e vedo il sistema da fuori, mi viene voglia di tornare all'Università e rovesciare tutto.
    Questa splendida riforma, poi, credo che non aiuterà di certo i giovani ricercatori...

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  9. Ma porca l'oca, fra poco discuto la tesi, e nn nego che un pensierino ce l'avevo fatto.

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  10. Conosco una ragazza che fà la ricercatrice universitaria.
    E' del '72 !!!!!!!
    El'anno scorso, per comprarsi un appartamentino, ha dovuto chiedere al padre di firmare il mutuo.
    Ma che cacchio di mondo è questo?

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  11. Bastilani centra il problema: utilizzare al meglio le migliori energie, quando queste sono al loro massimo della potenzialità.
    Ma in un Paese come il nostro dove se non hai almeno 60 anni non diventi neanche consigliere comunale (Ric a parte, ovviamente) come pensi sipossa realizzare ?
    Altro che spreco di cervelli, questo significa rinunciare all'innovazione e per un Paese tra i più industrializzati del mondo è un problema serio.

    Da quanti anni uno studiso italiano no consegue il Noberl? Ci sarà un motivo perchè alcuni Paesi ne prendono uno un anno sì ed uno no?

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  12. Grazie a Giorgio per avemi invitato a partecipare alla discussione.
    La cosa che mi ha colpito i più del post è la "dilatazione del tempo".
    Non basta studiare anni e anni, avere le idee e tanta voglia di fare.
    Il ricercatore me lo immaginavo come una sorta di elite di pensiero e lo scopro "attendente" del professore (quando va bene).
    Se non svecchiamo 'sto benedetto Paese, andiamo a finire proprio male...
    Paolo.

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  13. Basterebbero queste poche righe a sintetizzare tutto il post:

    ...e se non resti in piedi almeno dieci anni non hai speranze. Le speranze, sono quelle che ti fregano. E' quello il collare con cui ti tengono stretto. E la ricerca in tutto questo ? Beato chi la fa...

    Non c'è molto da aggiungere, purtroppo

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  14. Esempio personale: una mia amica di famiglia, laureata con il massimo dei voti, grande testa e grande faticatrice, è rimasta in ambiente universitario e poi è passata al CNR. Dopo un paio d'anni di sgobbate c'è un mezzo posto disponibile e si vede spuntare dal nulla il pacco roccomandato (totalmente incompetente) che si becca il lavoro.
    Dopo aver gentilmente mandato tutti aff... adesso fa ricerca in america dove (parole sue) ha imparato più cose in sei mesi. che in tutti gli anni passati qua.
    Come dice Giorgio ci sarà un motivo perché gli altri prendono i nobel e noi no.
    Anche se non è scienza ma tecnologia, mi permetto di aggiungere anche i brevetti. In questo paese non si inventa, non si progredisce.

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  15. Quando ho letto il post ho fatto un salto sedia.
    Cavoli, è la storia della mia vita.
    Sarà che nonsono stata coraggiosa come lamica i Chiara, ma sono 6 anni e 4 mesi che sgobbo come una matta nel mio laboratorio.
    Indietro non si torna e leprospettive sono sempre quelle.
    Non c'ho neanche l'entusiasmo e l'incoscienza dei primi tempi.
    Caro Paolo, io la vedo già...male.

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  16. E bravo Riccardo, allora ti invio una lettera di Dulbecco, che credo inquadri perfetamente la situazione e la strada.
    Nel tuo piccolo, mettiti all'opera.

    Noi, costretti a regalare il cervello all´estero
    fonte Renato Dulbecco - La Repubblica

    Ho lasciato il mio Paese nel 1947, a soli 33 anni, per gli Stati Uniti, per poter sviluppare le ricerche scientifiche che mi hanno fatto meritare il Premio Nobel per la Medicina, molti anni dopo, nel ´75.

    Oggi mi fa male vedere che, dopo oltre 60 anni, la situazione di crisi della ricerca scientifica in Italia non è cambiata, anzi. Lo dimostrano i più di mille ricercatori italiani sparsi per il mondo che hanno già riposto all´appello di questo giornale e che hanno dovuto, come me, lasciare il Paese per dedicarsi alla scienza. Il mio rammarico non è una questione di nazionalismo: la scienza per sua natura ignora il concetto di Patria, perché è e deve rimanere universale. Anzi, penso sia importante per uno scienziato formarsi all´estero e studiare in una comunità internazionale. Tuttavia dovrebbe anche poter scegliere dove sviluppare le sue idee e i frutti del suo studio, senza dover escludere del tutto il Paese dove è nato. Ciò che mi dispiace profondamente è toccare con mano l´immobilismo di un´Italia che sembra non curarsi della ricerca scientifica, esattamente come nel dopoguerra.

    Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi.
    Perché non c´è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l´organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee.

    Perché non esiste in Italia la cultura della scienza, intesa come tendenza all´innovazione che qui, negli Stati Uniti, è privilegiata in ogni senso ed è il motore del cambiamento.
    Ciò che è cambiato concretamente, rispetto ai miei tempi, è che la ricerca scientifica, spinta dalla conoscenza genomica che è stata al centro del miei studi e oggi rappresenta il futuro, richiede molti più investimenti in denaro e persone rispetto a 60 anni fa.
    Si allungano così le distanze fra Paesi che investono e quelli che non lo fanno. L´Italia rischia, molto più che negli anni Cinquanta, di rimanere esclusa definitivamente dal gruppo di Paesi che concorrono al progresso scientifico e civile.

    Io sono uno scienziato e non ho la ricetta per salvare la ricerca italiana, ma proprio come "emigrato della ricerca " posso dire che i modelli ci sono, anche vicini ai nostri confini, senza guardare agli Stati Uniti, che sicuramente hanno una cultura e una storia molto diversa dalla nostra. Basterebbe iniziare a riflettere dal dato più semplice. Un Paese che investe lo 0,9% del proprio prodotto interno lordo in ricerca, contro la media del 2% degli altri, non può essere scientificamente competitivo né attirare a sé o trattenere i suoi ricercatori migliori.

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  17. Spero di non essermi espresso male (nel caso, chiedo scusa a UK, ovviamente, al 'padrone di casa': Riccà, cerco solo di scrivere poco e sintetizzare per non rubare troppo spazio....)..il mio non era certo un commento negativo nei suoi confronti, anzi. Capisco (ma sul serio!!) quale posa essere lo stato di frustrazione nel quale si finisce quando, ad un certo punto, sei costretto a dover decidere tra ciò che ami, che sai di saper fare e che VORRESTI fare, e quello che DEVI fare. Per campare con dignità.
    Chiudo con un copia e incolla dal mio post precedente: ma perché abbiamo permesso che tutto questo accadesse? Perché li abbiamo lasciati fare?

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  18. Bella la lettera di Dulbecco. Bravo al Losco.
    Ma il post dell'anonimo fieramente laureato è davvero intenso.
    Si sentono distintamente tutte le speranze che ha nutrito e tutte le delusioni quotidiane.

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  19. E' proprio così, Giangi.
    Il post mi è piaciuto proprio perchè non spara ad alzo zero, ma con garbo e passione racconta delle aspettative di un ragazzo che si è sacrificato, pensando che alla fine del percorso ci fosse il premiodelle fatiche compiute.
    Ma da quando in Italia abbiamo deciso di destinare sempre meno fondi alla ricerca ed alle Università, le prospettive di tanti giovani preparati stanno proprio al capolinea...

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  20. per non parlare dei "baroni" e dei soprusi (o dei pacchi, come li chiama Chiara)

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  21. Marco, niente da scusare.
    Il senso delle tue parole è chiaro, ed hai perfettamente ragione.
    Altri dovrebbero provare vergogna.
    Ma stiamo solo diceno che è ora di "sporcarsi le mani", perchè se aspettiamo che intervengono altri, rischiamo di aspettare tutta la vita.

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  22. Questo dei ricercatori è problema grandissimo e pultroppo oltre al destino dei ricercatori, c'è anche il destino dei giovani che vogliono intraprendere la vita universitaria.
    Sembra che la mia facoltà sia una di quelle destinate ad essere chiuse, una facoltà che come sbocchi di lavoro non promette male...

    Più andiamo avanti e più mi sembra che chi ci rappresenta tira una corta coperta dalla propria parte, ma poi c'è sempre chi rimane scoperto.(parlando appunto di fondi)

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  23. Quello che serve è un TOTALE riassetto della governance degli atenei. E’ da lì che deve partire il cambiamento.

    Io mi rifarei al modello che ci offre la realtà statunitense, che si basa su una libera competizione tra atenei, senza alcun coordinamento da parte di organi amministrativi, e che fa fondare il prestigio di una università in base solo alla reputazione che acquisisce grazie a risultati concreti.

    Questo sistema naturalmente genererebbe pochi grandi strutture universitarie di prestigio - dove però si condenserebbero tutti i fondi destinati alla ricerca, con un’iscrizione riservata esclusivamente a studenti che si sono distinti per merito – e molti (ma non troppi) atenei di medie dimensioni, con una didattica basata meno sulla teoria e un po’ più sulla pratica e che quindi permetta, attraverso delle specifiche convenzioni con aziende o enti pubblici, di preparare ed inserire un giovane laureato nel mercato del lavoro tramite stage formativo.

    Inoltre, concentrando i fondi della ricerca in poche (ma ottime) università, si arriverebbe al risultato di permettere ai ricercatori di interagire fra di loro, attraverso uno scambio reciproco di conoscenze e di collaborazione.

    Quindi, per portare a termine questo tipo di governance più efficente, di sicuro non basteranno i provvedimenti annunciati dalla Gelmini. Serve molto di più, altrimenti sarà solo apparenza.

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  24. Mi metto nei panni di quei genitori che pensano di poter vedere i propri figli cavarsela da soli , mettendo a frutto anni di studi (e di sacrifici economici) ed invece si ritrovano a mantenerli in un continuo ciclo di studi e pseudo avori dalla misera retribuzione.
    E poi dice che i giovani non si sposano più e non fanno figli.
    Me lo dite come si fa a pianificare la vita se a 30/35 anni stai ancora in mezzo al guado, con una laurea ed un master in tasca...ma con prospettive di crescita lavorativa praticamente nulle...

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  25. Quando si sono laureati i miei genitori, loro erano davvero l'elite
    Quelli che, senza dubio, sarebbero stati classe dirigente della città...
    Forse ci sarà anche che al tempo erano molti di meno quelli che andavano oltre il diploma (solo i liceali accedevano alll'Università), o che le Facoltà non avevano sistemi di "credito", lauree brevi e meccanismi di "votifici"...
    Sta di fatto che i laureati di oggi sono i veri disoccupati, prchè, nel migliore dei casi, costretti a cercare un'occupazione in campi diversi dai piani di studi che hanno portato a termine.

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  26. Tommy introduce un tema interessante: le Università strozzate dai tagli di fondi ministeriali, che rincorrono gli studenti per sopravvvere, spesso affidandosi a materie improbabili...

    Ma questo forse ci porta fuori strada...

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  27. Penso si possa affermare che un pò tutti siamo cresciuti con in testa i vecchi schemi (come diceva Tommy: laurea= buona posizione).
    Peccato che nel frattempo che ci laureavamo ci hanno tolto la terra da sotto i piedi.
    Tu che hai studiato ti ritrovi in una posizione infinitamente inferiore al tuo coetaneo che ha smesso alle medie e ora fa una professione. Ma non hai solo perso tempo (e denaro)! ti ritrovi in quella condizione mentale per la quale, siccome bene o male hai pensato per una vita che saresti diventato "qualcosa", anche se ti accontenti di quello che trovi ti senti comunque frustrato.
    Proprio un bell'affare.

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  28. Non sò se un laureato disoccupato si senta un fallito, più di un disoccupato diplomato.
    Mah?
    Di sicuro se uno s laurea in "scienze investigative" o si affida ai trienni di "cooperazione internazionale" è francamente difficile che si possa aspettare grandi opportunità alla fine del percorso.
    O no ?
    Siamo seri, ragazzi, siamo seri...

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  29. si.ma se uno se laurea in ingengeria col max dei voti e per motivi familiari non può andare lontano da terni e trova solo posti da operaio, credimi, non si sente certo uno arrivato.
    E poi, non scherziamo, qui nessuno sta parlando di "scienze del budino al mosto cotto" parliamo di laureati in lettere, lingue, biologia, matematica, legge (ho conosciuto un praticante in legge che DEVE andare a prendere il figlio del titolare dello studio a scuola!). Io capisco quello che tu dici Fabio e lo condivido, ma credimi, la situazione è moooolto più ampia di come la si immagini.

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  30. Il saggio Fabio ci va giù duro!
    Ma il tema c'è, e ci tocca da vicino.

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  31. A corollario di tutta questa discussione c'è il tema dei laureati che vanno a fare gli SCHIAVI negli studi dei professionisti.
    Architetti, ingegnieri, procuratori legali, commercialisti, avvocati..

    Tutti giovani sfruttati dai "datori di lavoro" ch in teoria dovrebbero permettere loro i imparare il mestiere ed invece ti tengono a fare il lavoro loro, a 300 ero al mese, se ti va bene (che fuori c'è la fila di quelli che chiedono di poterlo fare, anche gratis...)

    Questa è proprio un'indecenza !!!!!!!

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  32. Carlotta c'ha ragione!
    Io mi sento davvero uno schiavo nello studio dove "collaboro".
    Il mio datore di lavoro è rimasto al pennino con la china e l'unico che usa il computer decentemente sono io.
    Ma non c'è verso, il prossimo gennaio saranno 3 anni che lavoro in questo studio, senza un contratto a 750 euro al mese (ovviamente 8/9 ore al giorno 5 giorni la settimana).

    E to incastrato qui, senza potermene neanche andare (almeno fino a quando non avrò i soldi per avviare uno studio mio: pronostico intorno alla primavera del 2028 !!!)

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  33. SENTIRE TUTTE QUESTE ESPERIENZE DI VITA ( TRISTI SE VOGLIAMO) ANCORA DI PIU' TI FA CAPIRE CHE SE VOGLIAMO VERAMENTE CAMBIARE LE COSE NON DOBBIAMO ASPETTARE CHE LO FACCIA QUALCUN ALTRO PER NOI...L'IMPEGNO PERSONALE, CIVILE E POLITICO,SOPRATTUTTO IN QUESTA EPOCA DI RECESSIONE NON SOLO ECONOMICA MA SOPRATTUTTO ETICA,E'LA SOLA POSSIBILITA' DI POTER GIUNGERE AD UN RISULTATO CONCRETO;PENSATE COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTI ( E DICO TUTTI ..)I RICERCATORI D'ITALIA SI UNISSERO IN UN FRONTE COMUNE E NON ANDASSERO ALLE UNIVERSITA' O ALTRO..ATENEI BLOCCATI,OSPEDALI IN TILT ( MAGARI CON BERLUSCONI A RETI UNIFICATE CHE PARLA DI ATTENTATO AI VALORI DELLO STATO..)" ANCHE UN VIAGGIO DI UN MILIONE DI KILOMETRI INIZIA CON UN PRIMO PASSO..."

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  34. Sergio coglie l'essenza del nostro "essere in cammino"...
    In fondo il punto è proprio questo:
    raccolgiere le migliroi risorse giovani e fare la nostra parte.
    Ovviamente iniziando dala nostra città...

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  35. Il quadro non è certo esaltante, ma temo che la rifoma Gelmini (che taglia più di ottimizzare) complicherà le cose.

    E pensare che ho studiato proprio per non entrare all'acciaieria come mio padre e mio fratello...

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  36. Tosto il commento di Raffaele.
    Mi ricorda tante cose.
    Il problema è che pensavo ci fosse qualcuno che, se studi e ti laurei con ottimi voti, ti venisse a cercare.
    Qalche cavolo di azienda che notasse il profilo di una giovane in gambae le proponesse qualche possibilità di occupazione.
    Il primo anno da laureata ho inviato 62 curriculum in giro per l'Umbria.
    NIente di niente !!!

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  37. Tante volte mi viene da pensare che un Paese che si permette di trattare in questo modo i suoi giovani migliori non va davvero da nessuna parte !?!

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  38. ...infatti. sto paease è rimasto al palo da un bel pezzo. per questo è necessario mettersi subito in cammino.

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  39. Avete mai provato a parlare con quelli che mollano tutto e se ne vanno all'estero?

    Vivono proprio un'altra serenità.

    Magari c'è la mancanza degli affetti, ma tutto il resto è proprio un altro Pianeta e le possibilità di carriera pressochè illimitate)

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  40. Giulio sà di cosa parla, è vero!
    Quando sento al telefono i miei amici che lavorano all'estero (LOndra, Barcellona, Amsterdam...) sento che manca loro la Conca, gli amici di sempre e la famiglia.
    Ma sul piano lavorativo vanno tutti alla grande.
    Ogni 8 mesi uno scatto di carriera e tantissime opportunità.
    Per non parlare di quelli che fanno i ricercatori in università all'estero.
    Lì se sei preparato, ti impegni ed hai le idee vai come un treno.
    Non devi di certo leccare il culo al professore di turno o aspettarti il "famoso pacco" di cui si parlava prima.

    E pensare che queste università sono nate in media qualche centinaio di anni dopo le nostre.
    Ma lì i governi investono sulla ricerca, mentre il nostro caro Berlusca taglia senza pietà.

    Ma che ce frega, tanto noi c'avemo Mediaset e gli amici di Maria De Filippi...

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  41. Mi inserisco con cautela nella discussione che mi ha lasciato molto perplesso.ù
    Ci sono commenti di ragazzi che stanno vivendo un'esperienza perlomeno alienante, ed è per questo che credo sia importante continuare a mettere in rete tutte queste riflessioni.
    Perchè nessuno si senta solo, in una battaglia così importante per il nostro Paese.

    Andrea Bartolini.

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  42. Condivido, è deprimente e triste.
    Conosco bene, perché ci lavoro ormai anche come docente, l'università. Conosco la gavetta, i punti più bassi ai quali talvolta rischia di costringerti, la spinta alla meschinità che soprattutto nei momenti di crisi muove chi pensa di aver un minimo di potere...E tuttavia -so bene, come sanno immagino molti di quelli che hanno scritto- che non tutta l'università è così, che non tutti i professori sono così, che non tutto il sistema-università insomma è così.
    Per cui, se possibile, non concediamo alibi alla Gelmini.
    Questo solo per dire che:
    1. oggi dell'università e della ricerca non gliene importa davvero nulla a nessuno in politica. E cavalcare le illusioni delle speranze è pura tecnica di ricerca del consenso in campagna elettorale;
    2. chi è dentro l'università può solo decidere se stare o andare. E' triste ma è così. E questo -con tutto il rispetto per chi non è strutturato- vale anche se si è strutturati.
    3. Le speranze che hanno contribuito ad alimentare in noi sono state più grandi di quelli dei nostri genitori, è vero, ma il prezzo che in termini di sacrifici ci chiedono aumenta con il passare del tempo.
    4. E allora andare all'estero, lo dico senza cattiveria, non po' far male. Io ho fatto così: ci sono stato, ho studiato, ho pianto e sofferto, ma ho capito per quella strada, per fare ricerca, per studiare le mie cose, ero disposto a sacrificarmi davvero (che non vuol dire fare il lecchino o qualcosa di simile, sia ben chiaro) ma vuol dire fare nottate, sbattezzarsi in biblioteca, scrivere e pubblicare. E poi, far nel caso, casino pubblicamente quando vedi il merito calpestato dal demerito.
    C'è stata una notte all'estero dove mi sono detto che il mio motto doveva essere solo uno, ed uno solo: "publish or perish".
    Così mi sono messo ad imparare lingue nuove per gareggiare internazionalmente; a fare viaggi improbabili per convegni all'estero solo per farmi conoscere ed eventualmente pubblicare nei loro atti.
    Faticoso? F A T I C O S I S S I M O. Si rinuncia alla vita privata, alle belle persone, ai momenti tuoi di riposo, cazzeggio e svago, agli amici.
    Ne vale la pena? Non lo so, ciascuno ha la sua risposta. E il grado di sopportazione che vuol tollerare.
    E' giusto, è sbagliato? Chiaro che bello e divertenete non è. Ma non ho una risposta convincente, penso solo che non possiamo governare ciò (così come alcuni sono nati in periodi di guerra o di pestilenza...). Possiamo solo decidere se accettare la sfida, attrezzandoci al governo più adeguato a rispondere all'onda d'urto, o trovare altre strade di fuga.
    Per tigna, al sesto concorso, ce l'ho fatta a divenire uno strutturato. Ma non aspiro ad essere uno strutturato mentalmente. Per cui, avendo provato il mio limite di allora, so che ancora posso mettermi in gioco, senza paura di dire -quando serve- che il tizio o la tizia ha scritto una fesseria e che è immorale incentivarla. Non c'è amico, se non rispetta la tua fatica e il tuo merito che ti sei sudato.
    Coraggio, se per terni volete un cambiamento, non abbiate paura di dirlo, ogni giorno, un po' più a voce alta.

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  43. Ti ringrazio davvero per questo commento che apre la riflessione.
    Una riflessione che muove dalla scelta di mettersi in gioco, affidandosi alla tenacia ed al sacrificio, senza attendere che le cose "cadano dall'alto".
    Conosco molto bene questi sentimenti, così come sò bene il significato della rinuncia al "cazzeggio" piuttosto che a brandelli interi di vita privata (e spesso ne va di mezzo anche la famiglia).
    Chi come me lavora quotidianamente e senza clamori a che le cose cambino, a partire dal nostro territorio, ha messo bene in conto che la via è tracciata dal sacrificio e dall'impegno.
    Ma i risultati vengono.
    Tutto parte dalla volontà ferma ed irrinunciabile di non accontentarsi di scegliere un profilo basso.
    Ed è qui il punto del discorso.
    Per troppo tempo abbiamo assistito ad un progressivo "abbassamento dell'asticella"; ed in quel caso, non serve proprio a niente essersi allenati con cura e meticolosità, perchè per quelle misure sono sufficienti saltatori mediocri.
    Ora raccogliamo i cocci di una politica miope e di basso profilo.
    Intendiamoci, se penso al centrodestera di Terni, ai singoli che conosco, alle "risorse" che metteranno in campo, rabbrividisco (per le sorti della città).

    Ma proprio per questo è ora di puntare sulle risorse migliori e, nel frattempo, tralasciare di leggere la cronaca locale dei quotidiani, che si abbandona solo al gossip...

    Il nostro Territorio ha ancora grandi opportunità (e chi per lavoro e svago ha un pò girato, se ne rende perfettamente conto), e le risorse giovani e competenti non mancano.

    Si tratta di metterle in rete perchè siano da supporto reale, perchè fungano da spinta verso una scelta che "rialzi l'asticella".

    In altre parole, se il salto è fissato a 30 centimetri, beh, non è un problema per nessuno.

    A NOI SPETTA DI PORTARE IL LIMITE ALMENO A 2 METRI.
    E' per questo che ci simao messi "IN CAMMINO..."

    Grazie della franchezza con cui hai posto le questioni...il blog nasce proprio per questo!
    A presto.

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  44. Eccolo finalmente il Riccardo che conosco!!!
    Sono rimasto colpito dall'impatto del blog (non credevo che in poco tempo si potesse mettere insieme un gruppo così grande in così poco tempo).
    Come spesso succede, avevo torto (e c'avevi ragione tu, porca ladra...)
    Ma la cosa che mi stupisce di più è il livello delle riflessioni che si susseguono fra i commenti.
    Ed allora fammelo dire chiaro e tondo:
    noi ci stiamo, noi siamo in cammino...

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  45. Anche la nuova veste "natalizia" ???
    Mi stupisci ogni giorno di più.
    Auguri a tutti anche da parte mia...
    Eper dirla come Pippo... daje Ric, noi ci stiamo.

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  46. Adesso sì che si ragiona...
    Interessante il commeno dell'anonimo (che spero si iscriva, che c'abbiamo bisogno di gente in gamba).
    Bello il comment di Ric...
    E noi?
    A noi spetta metterci l'impegno, lo studio, il sacrificio, la voglia di non mollare mai, ma soprattutto la nostra passione.

    La passione di chi NON APPALTA PIU' IL FUTURO AGLI ALTRI.

    Perchè ora, come dIce sempre Tommy, TOCCA A NOI!

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  47. P.S. Per l'occasione...un BLOG IN RED...

    Non male, l'atmosfera è piacevole (ci mancano i fiocchi di neve e una musichetta natalizia di sottofondo...)

    GRANDISSIMA LA FOTO DI TOMMASO SUL PUF...

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  48. Un tempo (neanche troppo lontano) alle persone più dotte ed istruite si affidavano le sorti dello sviluppo stesso delle Comunità.

    Ma dove stiamo andando a finire ?!?

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  49. M'avete proprio dato una grande speranza....
    ah aha hahahhahauaha

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  50. Molti vanno via a causa di mancanza di sbocchi in Italia, molti perchè il posto di lavoro già lo hanno, ma cercano qualcosa di più.
    I ricercatori italiani vengono assorbiti in gran parte da USA, Gran Bretagna,Germania, Olanda, Francia, Canada.
    Sono pochi quelli che ritornano, semplicmente perchè le condizioni di lavoro all'estero sono smisuratamente superiori a quelle italiane.

    L'Italia investe nel preparare i cervelli
    e lo fa in un modo abbastanza adeguato. Poi lascia che molti vadano a cercare fortuna all'estero.
    Non sono pochi quelli che raggiungono livelli di successo impensabili in Italia.
    In pratica i punti sono due:
    mancanza di finanziamenti della ricerca dall'esterno;
    e culturale/strutturale all'interno.
    E' necessario passare a criteri di competitività e di meritocrazia nella distribuzione
    dei finanziamenti.
    L'Università italiana fa molte resistenze a questo perchè vuole mantenersi autoreferente, senza controlli da parte di nessuno.

    Ci vogliono commissioni internazionali, non legate alle logiche delle accademiche locali.

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  51. Perchè andare via?
    Bella domanda... molti mi hanno detto "Bravo" è una bella esperienza di vita e inoltre puoi imparare la lingua inglese alla perfezione... Molti pensano che la mia sia stata una scelta del tutto "libera" ma non è cosi...

    C'erano le possibilità di fare un dottorato in Italia, opzione che mostrava i suoi vantaggi nel non dover cambiare Paese, abitudini di vita, interagire con persone che grossomodo la pensano come te, che hanno tradizioni simili alle tue, di iniziare in un laboratorio già conosciuto, con professori che ti conoscono...

    Ok, l'inizio in Italia non sarebbe certamente stato in salita, al contrario che andare all'estero, ma il futuro?
    Il futuro in Italia per un ricercatore non c'è. Si, 3 anni a fare ancora la vita dello studente a 800€ al mese si possono fare, certo la maggiorparte delle persone ignora persino cosa sia fare un "dottorato di ricerca", molti ti dicono "ah ma allora 6 ancora studente..." e questo di certo non valorizza la figura del dottore di ricerca che alla luce dei fatti per il privato è un laureato + vecchio...

    Sembrerebbe che chi fa il dottorato debba restare in Università per forza, e sopravvivere con 1000-1200 euro al mese nel precariato per anche 10-15 anni e l'unico modo per avanzare è leccare il culo a qualche prof (non son leggende, è vero purtroppo). Questo è frutto del nostro sistema Universitario, ma anche nel disinteresse della gente nei confronti della ricerca, e della mancanza di volontà nel voler cambiare le cose, e da parte dei prof che non volgiono mollare la poltrona, e da parte dei dottorandi che non si ribellano adeguatamente.

    Un pò mi sento mercenario, ma io in questo schifo non ci voglio restare, all'estero il sistema funziona meglio, riconoscono i meriti, e non mi vengano a dire che è come in Italia, la i prof hanno 36 anni, qui se tutto va bene a 36 inizi a fare il ricercatore, il gradino + basso della carriera accademica, e se non produci all'estero ti liquidano dal sistema, qui in Italia la sedia non te la leva nessuno.

    Quando poi vedi che le mogli dei presidenti dei vari dipartimenti fanno carriera davanti a gente molto + preparata, o vedi figlie di proferssori che dal dottorato ci mettono un paio di anni a diventare ricercatore, col padre in commissione allora tutto diventa chiaro.

    il sistema è marcio all'interno e chiuso verso l'esterno... un gatto che si morde la coda.

    Quindi ringrazio l'Italia per l'ottima formazione che mi ha dato in questi 5 anni, grazie per i soldi che lo Stato ha investito su di me, e complimenti agli Inglesi che senza spendere una sterlina si ritrova un ricercatore bello fiammante!

    La terra dei cachi...

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  52. Giocherellone e gli altri mettono in evidenza che il "sistema non funziona", ed io concordo.

    Ma la cosa assurda è che il livello di insegnamento e di preparazione è da tutti riconosciuto come "alto".

    Da qui il paradosso di tanti Paesi stranieri che utilizzano (con pochi sforzi) i frutti di un sistema universitario che a livello i preparazione e selezione non è secondo a nessuno.

    E' davvero incredibile!!!!

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  53. E allora a voi un proverbio delle mie parti...

    Beata l'ignoranza... se stà bene de testa, de core e de panza...

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  54. Ohhhhh...
    Tra la "veste natalizia che hai datoal blog, e il commento laconico di Zio Eugenio... possiamo anche chiudere tutto e, andare a fare le spesuccie natalizie...

    Ah ah ahaha ah

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  55. Soltanto un piccolo appunto...
    Nessuno ha accennato a tutto il lavoro di ricerca dei giovani che il Prof di solito utilizza per le proprie irabili pubblicazioni...

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  56. Quasi quasi comincio a rivalutare il mio impieguccio in negozio...

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  57. E' il momento di rinverdire un pò di sana goliardia universitaria... tanto per quello spirito di corpo che ci ha accopagnato da sempre...

    Gaudeamus igitur,
    Iuvenes dum sumus;
    Post iucundam iuventutem,
    Post molestam senectutem
    Nos habebit humus.

    (Godiamo quindi
    finché siamo giovani
    dopo la felice gioventù
    dopo la molesta vecchiaia
    sarà la terra a prenderci)

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  58. a che hai "ricacciato fori" Fabio ?!?
    ah ah ah ah

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  59. Ehhh...
    Affiora l'esperienza del saggio Fabio...

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  60. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  61. La vecchiaia, vorrai dire.

    auhauahaha...

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  62. Voglo fare i complimenti al'autore del post ed a Riccardo che l'ha scovato e pubblicato.
    C'è un'estrema correttezza nell'esporre una situazione davvero difficile (ed era facile abbandonarsi a critiche sguaiate).
    Il problema è serissimo, e ne vale il futuro di una Nazione che rischia un arretramento irrefrenabile.

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  63. E se dicessi che Zio Eugenio è quello che mi ha convinta di più ?
    Per lo meno rispetto alla "beata ignoranza"...

    E poi mi spiegate secondo voi a che età una persona che ha intrapreso studi universitari può cominciare ad essere economicamente autonoma dalla famiglia ?!?
    Vabbè che la vita s'è allungata... però...

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  64. grazie Marinella...
    E' la saggezza dell'esperienza...

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  65. ..vi racconto allora la mia di esperienza..non da ricercatrice, ma da semplice lavoratrice laureata e "masterizzata": ho 35 anni, una laurea in economia con (quasi) il massimo dei voti, un master dal nome altisonante conseguito in un prestigioso istituto di formazione manageriale, due lingue straniere all'attivo, un paio di esperienze lavorative presso quel tipo di società che solo a nominarle ti pare di essere candidato al titolo di manager dell'anno! Ho vissuto per molti anni ovviamente fuori Terni ed ho girellato in lungo ed in largo l'Europa x motivi di lavoro. Ho avuto occasione,fortuna e, perchè no, anche la bravura di lavorare con e per professionisti, ricercatori, manager di spessore dai quali ho imparato moltissime cose. Oddio sembra proprio l'inizio di una favola a lieto fine. Invece no!!!!Mi sono innamorata di un ragazzo di Terni e dopo una serie di ragionamenti ho deciso di ritrasferirmi qui..spinta non solo da motivazioni sentimentali, ma anche da una gran voglia di lavorare nella mia terra, di dare per quel che potevo, il mio contributo. Ero certa che con la costanza, la perseveranza, la mia testa dura (premetto ovviamente che di raccomandazioni non se ne è mai parlato)e, perchè no cavolo, anche il mio CV che non è proprio da buttare, avrei prima o poi trovato il mio posto anche qui. E' cominciata un'odissea che non mi sembra il caso di stare a raccontare nei dettagli solo per non annoiarvi..in sintesi estrema sono tre anni che prendo calci nel sedere, che mi sento dire "seitroppoqualificataperquestolavoro", che "traseimesitiassumiamoperoraprendiquestocontraprogettoa800euroalmese", che "bisognaaverelapazienzadiricominciaredazero" perchè "saiinquestosettorespecificononhaiesperienzedequivaliadUNEOLAUREATO" perchè ..nella pratica dopo 9 anni di lavoro guadagno meno che nel 99 e non posso permettermi di fare un progetto a medio termine. Sì, anche io mi sono vista scavalcare da più di un pacco..e CHE PACCO RACCOMANDATO, e che rabbia tremenda!Che fare??Mi dicono di non perdermi d'animo e di lottare lottare lottare..alla fine che la dura la vince. Nel frattempo sto seriamente pensando di riandarmene..ma in fondo non lo trovo giusto.Chi lo merita DOVREBBE avere la possibilità di dimostrare quanto vale..o no? Scusate se sono stata prolissa. In bocca al lupo a tutti, ricercatori e non.

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  66. ammazza 'sta Federica... è proprio tosta!!!
    Il tema dell'eccesso di qualifica me lo sono sentito ripetere tante volte.
    "Lei è sovradimensionato" rispetto alla realtà dell'azienda...
    Mi pare di sentirmelo ancora ripetere...
    FEDERICA NON MOLLARE !!!!!!!!

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  67. Stavo pensando: non male la definizione "lavoratrice-laureata-masterizzata".

    L'acronimo poi sarebbe bellissimo: L.L.M. (che sembra una cosa a metà tra una sigla sindacale ed una organizzazione non governativa).

    In realtà è una condizione di preparazione che ti fa accedere ad un massimo di novecento euro mese... ma che bella la vita in Italia !!!

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  68. Grazie Lollo per l'incoraggiamento, ci proverò!
    Fede LLM (ganza questa)

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  69. L.L.M.
    Davvero non male.
    ah ah ah ah

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  70. Poi c'è tutto il tema dei "tecnici di laboratorio" (all'università come alle superiori).
    Vaporizzati migliaia di posti di lavoro... buttati via anni e anni di carriere... ridicolizzati interi curricula...

    Ma che disastro !

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  71. Al di là dello sfogatoio, perché Riccardo non pensi a raccogliere tutti i curricula di queste eccellenze ternate e, tramite te, veicolarle pubblicamente alla città.
    Potresti, in trasparenza e in modo accessibile gratuitamente a tutti, costruire l'Albo delle giovani eccellenze ternane, a disposizione di chi in città cerca il meglio...potrebbe essere un'utile provocazione (ma forse non tanto irreale...) nei confronti di chi sbandiera tanto l'internazionalizzazione della conca...
    Pensaci (il tuo anomimo del bar)

    PS: L.L.M già esiste, si intende nel mondo anglosassone colui/lei che ha il Master of Laws...

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  72. Non immaginavo che l'acronimo L.L.M.M. esistesse già...
    Ad ogni modo, come avrete capito dall'evidente rallentamento dei post, ho avuto un paio di settimane di fuoco!!!

    L'idea della raccolta dei curricula in un albo mi stuzzica e fa venire in mente un paio di idee niente male...

    A presto...

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  73. sono daccordo!
    raccolta dei curricula accessibili pubblicamente, ci sto.
    anzi, te lo mando, va!

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  74. ...Riccardo mi fa piacere che ti convinca l'idea dell'albo, così come ho apprezzato che tu intervenga nei dibattiti, anche quando l'insieme può sembrare semplicemente tutta una questione d'immagine...
    Intanto, però, tanti auguri!

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