Ciao Federica, come stai? Male Riccà...
Dai? Tre anni su e giù per la montagna...adesso sto fuori! Come fuori?
Dimezzate le cattedre. Le supplenze se le becca chi è rimasto fuori. Noi, precari...a casa!
eeee... non c'è niente da fare...? NO!
................... Non parli Ric? Mi dispiace Federica, tanto. E adesso?
Ripetizioni. Ricomincia il circo...Sai che gusto? Beh, almeno... Ehh. Ti ci vorrei vedere a te. Vabbè. I Bimbi? Tutto a posto? Sì Chicca, vanno forte! eh eh eh: vi fanno correre? Non c'è male. Ahahahah immagino! eeeee...quella santa donna? Sì...giusto santa...ahahahh ahhah ahahah
ahahah ahahahh ...sai una cosa Riccà? Mi piaceva! ...................................
Chicca mi scuserà se ho trascritto qualche minuto di chat in facebook sul blog.
RispondiEliminaMa trovo che le sue scarne parole rappresentino in modo molto efficace la situazione che vivono a migliaia.
Fermi tutti: qui c'è qualcosa che proprio non va.
Rewind...
Io so bene di cosa parlate: ogni anno in attesa di una stabilizzazione, di una garanzia per il futuro, sballottate per oltre 10 anni da una scuola all'altra a tappare i buchi di una scuola pubblica allo sfascio.
RispondiEliminaIl governo ha deciso per noi: della scuola e degli insegnanti se ne può anche fare a meno.
Per fare le veline e i tronisti, per mentire ed imbrogliare, per corrompere e arricchirsi, non serve conoscere Socrate o Manzoni.
Serve piuttosto infondere nella società il bene più prezioso sul quale il potere fonda la sua forza e il suo consenso: l'ignoranza.
La nostra colpa, la colpa di oltre 40.000 insegnanti che vogliono cacciare nell'angolo buio e disperato della disoccupazione, è il nostro lavoro, il nostro impegno quotidiano, l'alzarsi ogni mattina per compiere un' attività ormai forse ritenuto da lor signori superfluo o negativo: insegnare.
In gioco non c'è solo il nostro posto di lavoro, ma il sapere e la conoscenza, la speranza e il futuro di un domani migliore.
La sigla di "indietro tutta" è...geniale.
RispondiEliminaIl resto, Riccardo, è davvero amaro.
Carla Boni.
Da figlia di insegnante che per la gran parte della sua carriera si è divisa tra Cascia, Norcia, Monteleone di Spoleto e poi Amelia e finalmente, a una manciata di anni (4 se non ricordo male) Terni, capisco bene tutto....e comprendo anche lo stato d'animo di chi per il sapere e per il suo insegnamento, prova dolore nel vedere come la scuola italiana sia devastata (mia mandre è andata in pensione proprio perchè non sopportava di vedere questo sfacelo)....E poi capisco cosa si sente nell'essere messi da parte......
RispondiEliminaHo lavorato per anni, prima a nero e poi con contratti co.co.co, nel mondo dell'informazione. Anni vissuti senza mai una sosta, notte e giorno, Natale o Pasqua.
Un bel giorno "Mi dispiace ma non c'è più posto per te! Magari richiama a settembre".
Io come una cretina pronta a settembre....che scema, che illusa......
La tragedia è che la nostra Italia, la nostra Terni, non ci vuole. Giovani e qualificati? Via, via per carità...certo se c'è l'aiutino va tutto bene ma altrimenti.....
E' con questo che dobbiamo fare i conti cari amici....con una città del centro-nord perfettamente in asse con le dinamiche da sempre attribuite al sud......
E noi speriamo ancora, sorridiamo ancora e a chi ci chiede "come procede" sappiamo rispondere con un sorriso "bene e per il resto cambierà"...dentro di noi, però, quanta sofferenza e quante umiliazioni...
Dimenticavo.....io sono Sara
RispondiEliminaGrazie Sara.
RispondiEliminaNon c'è proprio niente che possa aggiungere..
Sapete, io non riesco nemmeno più a provare indignazione.
RispondiEliminaQuello che mi preoccupa è che da una scuola 'pubblica' come quella che stanno, in maniera premeditata, sgarrupando, non potrà che uscire una popolazione senza nessuna cultura e, quindi, sempre più in balìa di chi, invece, potrà permettersi una formazione a pagamento
Io invece Marco mi ancora mi incazzo.
RispondiEliminaEccovi il racconto di due insegnanti senza cattedra tra paure e un futuro «al supermercato»
Ha perso il lavoro ma non certo il suo senso dell’umorismo. Sonia, 41 anni, due figli piccoli e alle spalle 13 anni da insegnante precaria in tutta la provincia di Ravenna, quest’anno non avrà una cattedra, ma se la cava con una battuta: «Per noi precarie della scuola è un po’ come essere innamorate di un uomo sposato. A luglio e agosto non prendiamo lo stipendio ed è come se “lui” partisse per le ferie con la moglie. Poi a settembre aspettiamo con ansia una telefonata, pronte a dire sempre sì».
Nel caso di Sonia, quest’anno, il suo amante evidentemente ha scelto la moglie. «Ancora peggio – sorride – ha scelto la Gelmini! Quello che mi ha fatto andare avanti in tutti questi anni però non è certo lo stipendio ma la passione. Adesso sono arrabbiatissima ma allo stesso tempo sento ancora di avere l’energia per credere che le cose possano cambiare. Certo – conclude Sonia – ora non posso vivere d’aria e non posso fare altro che cercare lavoro come cassiera al supermercato».
Un’altra insegnante, precaria dal 2001, racconta invece questi momenti in cui non sa con esattezza cosa le riserverà il futuro. «Fino a fine mese posso ancora sperare in una chiamata, ma la situazione è drammatica – spiega Loretta, 41 anni anche lei –. Siamo una generazione che ha investito tutta una vita in questo lavoro e non so davvero cosa altro potremmo fare. Adesso dobbiamo sorbirci anche la beffa dell’abilitazione che si può ottenere gratuitamente con un anno di tirocinio mentre noi ce la siamo sudata al Sis. Senza contare tutti quei docenti che non sono riusciti a prendere l’abilitazione e che si ritroveranno a casa dopo aver lavorato minimo dai 5 ai 10 anni nella scuola pubblica. Una beffa, così come i contratti di disponibilità che sono rivolti solo a coloro che avevano un contratto in scadenza il 31 agosto, mentre è noto che ai precari scade in giugno...».
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato il piano salva- economia, nel quale trova ampio spazio quello che lui stesso ha definito “il principale investimento sull’istruzione e sulla scuola che mai sia stato fatto nella storia americana”: 100 miliardi di dollari per l’istruzione e la scuola; ciò rappresenta, secondo le parole del Presidente, da una parte il salvataggio di un numero altissimo di posti di lavoro, dall’altra un indispensabile intervento in settori critici per la vita americana del futuro.
RispondiEliminaCapito come si fa? Per far girare un’economia ridotta allo stremo si cerca di limitare la disoccupazione, si “investe” in occupazione, insomma; se un settore è considerato “critico” si impegnano risorse in quel settore.
Si pensa ad un “futuro” del Paese.
Sembrerebbe una ricetta semplice.
Sembrerebbe logico.
Eppure qui da noi è diverso.
Da noi “si taglia”.
Se l’economia non gira, da noi si attua l’ecatombe dei precari della scuola: non licenziati, oh no!, così non si potranno annoverare nelle statistiche; semplicemente non assunti; dopo decenni di incarichi a tempo determinato, così, da un giorno all’altro, tutti a casa!
Là 100 miliardi di dollari di investimento; qui un taglio da 8 miliardi di euro nella scuola pubblica, soltanto con l’ormai avvenuta conversione in legge del Decreto 112/08.
Eppure proprio la crisi economica globale dovrebbe indurre il Governo a riconsiderare la questione. L’amarezza deriva però dalla constatazione, una volta di più, di appartenere ad una categoria bistrattata: dove sono gli ammortizzatori sociali per chi ha accumulato decenni di servizio precario nella scuola? Chi – per noi – investe in occupazione?
Orfani di una qualche Confindustria che, tutelandosi, ci tuteli, figliastri di uno Stato che da anni, con passione e competenza, serviamo, sentiamo anzi su di noi l’ala di un’altra, più implacabile, scure: non solo, infatti, è stato disatteso il provvedimento della Finanziaria 2006, che prevedeva l’immissione in ruolo (e quindi la tranquillità economica, la possibilità di fare progetti di vita, l’aspettativa legittima di una vecchiaia serena con una pensione dignitosa) di 150.000 docenti precari.
E mentre da noi si sta perpetrando tutto questo, Obama, per salvare il Paese dalla crisi, incomincia dalla scuola, dall’istruzione, dalla cultura; il Presidente Obama decide di far ripartire l’economia americana assumendo nuovi insegnanti…
e scusate la ... lungaggine.
RispondiEliminanon ti scusare Debby.
RispondiEliminaFra te e MarcoBelli mi avete fatto venire i brividi.
La situazione è asurda, e se penso che tutto si scarica sulle spalle dei nostri figli, stipati a gruppi di 30 in classe...beh, mi viene da pensare che ci sia un disegno sotto (proprio come dice Marco Torricelli).
Se poi leggo il commento di Sara, rimango letteralmente senz parole.
Bravo Riccardo: il tema merita.
La cosa assurda?
RispondiEliminaUn Paese civile dovrebbe tutelare in tutti i modi la classe insegnate.
Dio solo sa quanto bisogno abbiamo di "formatori".
Un tempo gli insegnanti erano il nucleo più forte e qualificato tra i parlamentari (e c'era un senso...).
Ora, se volete togliervi una soddisfazione, andate a vedere quanti ex professori di scuola superiore ci sono tra i parlamentari (nominati ad personam)...
Numeri da totip!
E poi ci stupiamo?
una cosa è sicura: hai ragione quando dici che bisognerebbe schiacciare il tasto del rewind.
RispondiEliminaOra, in tutto questo casino...vallo un pò a trovare.
gli educatori di oggi sono motivatissime giovani insegnanti che magari, per farsi quell'ora in quella classe hanno affrontato un viaggio di più di un'ora(,magari solo un'ora..)...e non sanno cosa accadrà dopo un mese, dopo un anno..cosa "impariamo" qui? qual è la ragione? perchè il circo deve ricominciare ogni santo anno scolastico? perchè all'Inps ho incontrato tante mie coetanee in fila senza ruolo, senza destinazione, senza supplenze, senza lavoro? perchè? mi incazzo parecchio anche io e penso a quanto lavoro ci sarà da fare sui figli doposcuola...oggi hai un insegnante, domani un'altra, qual è il filo da seguire? perchè accade tutto questo? soprattutto....ma quanto ci si è approfittati del posto statale anni fa? ora...tutti a spasso. non ce lo meritiamo proprio per niente.
RispondiEliminaLa cosa che mi fa imbestialire è che non si ha la parcezione della gravità di quello ce è successo.
RispondiEliminaAi numeri di cui si parla, occorre moltiplicare per 4...almeno.
Dietro ognuno ci sono le famiglie.
Semza contare che questo colpisce al 90% l'occupazione femminile.
E già in Italia le donne hanno mille difficolà per trovare un'occupazione.
Però noi parliamo delle scappatelle estive del Premier.
Chicca, intanto, sta a casa.
Nella terra di nessuno.
Bravo Riccardo. Non possiamo rassegnarci in silenzio.
è già un bel pò che mi chiedo quando toccheremo il "punto di non rotorno"
RispondiEliminaQuesta cosa di non cogliere effettivamente l'entità del problema è il succo di tutto: depistare l'opinione pubblica (dandole a bere gossip, attricette, storielle piccanti e cotillon).
Ma...può durare?
Mi permetto di suggerire...
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=zUu8rsH_Glk
C'è anche un clima da "caccia alle streghe".
RispondiEliminaQuell'imbecille di Brunetta continua a sparare addosso a chiunque abbia un posto statale o pubblico.
E nel frattempo si assiste allo smantellamento della Scuola italiana.
Se penso che al mattino la Germini si siede alla scrivania che fu di Benedetto Croce...mi vengono i brividi.
Che disastro!!!
P.S. vorrei dire a Sara di non mollare.
RispondiEliminaLa situazione che dipinge è dura, ma altri sono quelliche dovrebbero vergognarsi,a partire da quelli che l'hanno costretta a lavorare in nero...
Appena tornato dal Nord (io lavoro lì...che combinazione, eh?)...stancuccio...volevo andare a dormire presto, ma ho fatto l'errore di venire a dare un'occhiata.
RispondiEliminaChe dire?
Il livello degli interventi è IMBARAZZANTE e per evitare equivoci specifico che è un apprezzamento sincero.
Imbarazzante per chi continua a dire che questa città non è in grado di esprimere potenzialità, intelligenze, fantasia e capacità.
Imbarazzante per chi continua a mortificare queste potenzialità.
Imbarazzante per chi si ostina a seguire logiche (logiche?) da...circo.
Credo proprio, Riccardo, amico mio, che sia ora di dare una spolverata a 'quelle' scrivanie e di riaccendere 'quella' telecamera: sì, credo che sia ora che COVO CHANNEL alzi la voce.
Bravi, ricominciate almeno voi, che qui stanno tutti zitti!!!
RispondiEliminaE piano piano, questa città...affonda.
Stancamente.
Da settembre ci saranno quasi 17 mila cattedre in meno per gli insegnanti precari. Tra pochi giorni, contando anche il taglio dei bidelli e degli amministrativi, ci saranno più di 20.000 disoccupati ad aggiungersi all’esercito crescente dei senza lavoro italiani.
RispondiEliminaLe classi avranno meno docenti ma più alunni e saranno dunque a rischio sicurezza. Si prevede infatti che le classi dall’anno prossimo saranno mediamente composte da 26 bambini all’asilo, 27 alle elementari e 30 in medie e superiori contro una media europea di 15-20 studenti.
I telegiornali accennano appena a quello che stà accadendo, e questo è ancora più preoccupante.
Un licenziamento di massa nel settore più importante del Paese e nessuno alza la voce. Questo è davvero uno strano Paese.
Facciamolo almeno qui..!
La scuola viene colpita come mai è stato fatto dal dopoguerra ad oggi e i mezzi di comunicazione parlano di realtà scolastica solo in riferimento ai grembiulini che tornano alla scuola primaria, al voto di condotta, alla pittoresca proposta leghista dei test di dialetto per i docenti.
RispondiEliminaTutti i telegiornali riportano la decisa condanna della Chiesa della sentenza del Tar Lazio che preclude gli scrutini agli insegnanti di religione ed esclude l'ora di religione dalla valutazione globale degli studenti.
La Gelmini ha affermato: "L'ordinanza del Tar tende a sminuire il ruolo degli insegnanti di religione cattolica, come se esistessero docenti di serie A e di serie B".
Il Ministro lo sa che i precari di religione sono gli unici tra i docenti precari ad avere lo stipendio assicurato e gli scatti di anzianità?
Docenti laureati, specializzati e abilitati all’insegnamento, che si sono continuamente aggiornati negli anni, con esperienza pluriennale nella scuola, che si sono dedicati con passione alla loro professione (nonostante la precarietà e i continui spostamenti di scuola in scuola, di città in città) oggi vengono scaricati come merce usata e non più utile.
Un licenziamento di massa nel settore più importante del Paese e nessuno alza la voce. Questo è davvero uno strano Paese.
Feel86 e Monica parlano dell'Italia come di uno "strano Paese".
RispondiEliminaE se azzardassi che piano piano il nostro diventa uno "stronzo Paese"?
Egoismo, supeficialità, livellamento verso il basso, corruzione, non valori...
La ricetta che ci propugnano quotidianamente i mass media.
MA noi abbiamo una piccola possibilità.
Un piccolo spazio di discusione ancora libero (e non so per quanto, quindi ci conviene utilizzarlo al meglio, finchè si può).
Lo spazio è questo: la rete, i blog, i siti, i social network...
Non sprechiamo questa possibilità per fare solo giochini o mandare canzoni.
Dai Riccardo: RIACCENDI IL SISTEMA!!!
(ma fallo in fretta, ha ragione Marco Torricelli)
In passato si equiparava l’insegnante ad un missionario, si parlava di “vocazione” all’insegnamento e via di questo passo, come ricorderanno i più anziani tra noi.
RispondiEliminaPoi c’è stato chi ha cominciato audacemente a sostenere che l’insegnamento non è questione di ispirazione divina, ma possiede una dignità professionale e che come tutte le professioni richiede competenze specifiche, preparazione adeguata, compensi corrispondenti. Tant’è che da qualche anno nel mondo della scuola si discute se non sia opportuno pensare ad un vero e proprio albo professionale degli insegnanti e qualcuno ha già abbozzato un codice deontologico.
Le prime dichiarazioni della Ministra Gelmini ci facevano pensare che si volesse puntare proprio sulla preparazione e la professionalità degli insegnanti, tant’è che il decreto che modifica le norme per il reclutamento dei presidi recita appunto così: “Con il nuovo Regolamento si punta a valorizzare il merito e la preparazione professionale dei candidati”.
Poi...ci siamo svegliati.
Abbiamo capito che l'unica reoccupazione è quella di "tagliare gli stipendi", accorpare, fare cassa.
Ma perchè in Italia quando si parla di RIFORMARE, in verità s intende sempre dire TAGLIARE?
I danni di queste scelte assurde li vedremo fra qualche anno, nell'assoluta impreparazione delle classi future.
Ma forse l'interesse è proprio questo...
Non so come fai.
RispondiEliminaMagari un giorno me lo spieghi.
Comunque da quelle 4 righe che hai postato, è scaturito un dibattito davvero interessante.
Voglio aggiungere una considerazione: ricordatevi del personale tecnico (ad esempio gli assistenti di laboratorio).
Se in una scuola che ha per organico 20 assistenti tecnici (e già stanno stretti così), di colpo il ministero li riduce a 6...me lo dite come si fa a garantire i rientri nei laboratori e l'attività scolastica?
MENTRE TUTTA EUROPA INVESTE NELLA FORMAZIONE E NELLA RICERCA, NOI TORNIAMO INDIETRO.
E per di più nel silenzio generale.
(ma i genitori non si rendono conto che la qualità dell'insegnamento scende paurosamente?)
E' vero, ha ragione Carlotta: anche il personale non docente ha subito tagli incredibili.
RispondiEliminaEd è su loro che si basa tutto il lavoro nelle officine tecniche ed i laboratori.
Questa cosa sui genitori poi è davvero incredibile.
Ho sentito le proteste solo in occasione del taglio del "tempo pieno".
Avete ragione in tanti: scivoliamo...neanche troppo lentamente...verso il basso...
SOLO CHE IO NON VOGLIO RASSEGNARMI!!!
ma che bella iniezione di ottimismo per una al quarto anno di lettere moderne...
RispondiEliminaDitemelo, presto.
Dove cacchio sta 'sto pulsante del rewind?
Dai, per favore...
c'è qulcuno che mi dice perchè se un operaio perde il posto c'è la cassa integrazione e se un professore a settembre, dopo anni di peregrinazioni, non si ritrova più la cattedra...deve rimanere disoccupato, senza nessun sistema di protezione?
RispondiEliminaE' così che si tutelano le nostre intelligenze?
Attento Vittorio, attento....la 'mitica' cassa integrazione, ormai, è quasi un arnese archeologico: oggi anche moltissimi operai lavorano con contratti a termine che, appunto, terminano e non vengono rinnovati.
RispondiEliminaMa il problema è un altro, io credo: gli insegnanti, semplicemente, NON dovrebbero andare in cassa integrazione.
Dovrebbero insegnare, in una scuola pubblica certamente meglio organizzata, ma che dia la possibilità a tutti i ragazzi di acquisire quelle informazioni che li mettano in condizione di 'giocarsela' alla pari nella corsa alla vita.
Questo è sempre meno possibile.
Ed è questo che va combattuto.
Secondo me.
Questo sarà un anno veramente di fuoco...poveri precari che se la vedranno veramente brutta e poveri noi di ruolo che saremo molti in meno a svolgere la stessa quantità di lavoro di prima. Ci potranno essere docenti di lettere con nove classi, non ci sarà più nessuno disponibile per la mensa o le sostituzioni...probabilmente ci sarà pure vietato di ammalarci, visto che non si sa come pagare le sostituzioni. Un caos, veramente!
RispondiEliminaPer carità Marco, quello che dici lo capisco.
RispondiEliminaMa non prevedere nessun "ammortizzatore sociale" per le migliaia di persone che da oggi a domani si trovano per strada...non mi sembra possibile in un Paese del G8.
Già da tempo le mie amiche giovani prof erano abituate all'idea del precariato (a settembre sai in qual scuola andrai a fare supplenza e per quanto tempo).
Ma da qui a rimanerea casa...ne corre!
vi segnalo lamanifestazione del 3 ottobre a Roma.
RispondiEliminaIn questo link c'è scritto tutto.
Ed è tragicamente...chiaro!
http://retedocentiprecari.blogspot.com/
Sempre sul pezzo il DAVE.
RispondiEliminaBene!
Thank's...
per Vittorio e Marco:
RispondiEliminaMaria Stella Gelmini ha approvato una norma che tutela (o almeno dovrebbe) tutelare gli insegnanti precari. Norma che verrà inserita all’interno del Decreto Ronchi e che interesserà circa 13 mila insegnanti precari ai quali quest’anno non saranno rinnovate le supplenze annuali.
Questa norma prevede un’indennità di disoccupazione che consentirà agli insegnanti coinvolti di restare all’interno della scuola e di poter prendere parte anche a progetti educativi (come quelli per l’orientamento). Il progetto sarà valido solamente per quest’anno.
Che belle menti sprecate...In questo paese viene perpetrato un genocidio di talenti. Da anni.
RispondiEliminaPovera patria.
che bello...
RispondiEliminaSIAMO ALL'ELEMOSINA!!!
Proprio così Marinella.
RispondiEliminaMa solo per quest'anno.
Aho, ragazzi...ma ci svegliamo o no?
E u si può sapere che aspetti a dargli una scrollatina a st'albero?
prometto!
RispondiEliminaOra...scrolliamo!
altro che "indietro tutta".
RispondiEliminaSìììììì la vita è tutta un quiiiiiiiiz...
trovo davvero assurdo che questo Governo consideri la Scuola non una risorsa su cui investire per far crescere il Paese, ma un peso su cui operare tagli scriteriati motivati solo dall’ esigenza di fare cassa.
RispondiEliminaHo sempre detestato questa parola. Precario. Precario non è un lavoro, ma un aggettivo.
RispondiEliminaQuando mi chiedono:"e tu che lavoro fai?", mica rispondo:"sò precario!".
Specifico compitamente:"Insegnante.Precaria".
Precario dunque è un aggettivo,usato e abusato ormai, cucinato in tutte le salse, spia di una condizione pressochè perenne di incertezza.
Perchè quando il lavoro è a tempo determinato (il famigerato T.D.), pare che tutta la tua vita, pubblica, privata ed intima, sia tale.
Precario è un modo di vivere, un modo di agire ed operare in equilibrio instabile.Bisogna avere una tempra forte per fare il "precario".Uno spirito di adattamento enorme, essere pronti a mettersi sempre in giorco,sempre pronti a dimostrare che sei professionista.Che essere precario non significa essere senza qualità.
Ma che fatica.
SUSANNA MARINA RIPANTI
RispondiEliminaprof. di Lettere di Scuola Media Superiore
Sostiene il Ministro della Funzione pubblica Brunetta che gli insegnanti sono “Fannulloni”: a chi si riferisce l’esimio Ministro con questo aggettivo? A quale insegnante? Faccia i nomi, fuori i Nomi! Venga a cercarne qualcuno nella scuola in cui io lavoro, venga a misurarne il tempo- lavoro qui; porti con sé un cronometro se proprio intende valutare il lavoro con una quantificazione in secondi, minuti, ore, giorni e notti, e sabati e domeniche e feste comandate!
Se il metro di giudizio è il tempo , allora il nostro rispettabile Ministro dovrà fermarsi nella nostra scuola molto di più delle 18 ore settimanali di cui ama parlare in Conferenza quando immagina (ahimé, quale corta immaginazione!) che il tempo-lavoro di un insegnante sia solo quello frontale vissuto a contatto diretto ogni giorno con qualcosa come 80 o 140 studenti al giorno! (spesso adolescenti in crisi, oltre che in sviluppo).
Crede forse che le lezioni vengano partorite lì, all’istante per partenogenesi dalla sapienza innata del docente?
Io Ripanti, io Debbia, io Costantini, io….., con un nome e cognome preciso, io insegnante della Scuola media superiore da 30 anni , io che ho superato numerosi Concorsi statali, io che ho 2 lauree, io che ho 1 specializzazione, io che ho insegnato a ragazzi del Nord, del Centro, del Sud Italia, a ragazzi stranieri, io che ho frequentato innumerevoli corsi di aggiornamento, io che non mi stanco di leggere, di sapere, di osservare, di capire la realtà in cui vivono i miei studenti, IO sarei quella che non prepara le lezioni e non si aggiorna?
Ma forse Lei e la sua collega pensavate ad altri tempi, ad un’altra epoca, ad un altro tipo di lavoro.
Niente paura: ci siamo e ci saremo sempre noi insegnanti, qui, in questo momento, a scuola, nelle nostre città, nel nostro Paese, in ogni occasione utile, per ripetere a voce alta, Altissima, a testa alta, Altissima, questa lezione, perché si sa…, d’altronde, che neanche un Ministro può vivere nell’ignoranza!
Splendido il commento di Susanna Marina Ripanti.
RispondiEliminaNon ci sarebbe da aggiungere niente altro.
Anzi, solo una cosetta:
VERGOGNATEVI!
Grazie a tutti gli insegnanti che NON MOLLANO!!!
(e grazie a te Ric, che metti in moto tutto questo...)
Ma perchè non cominciano a diminuire stipendi e privilegi ai "baroni" dell'Università?
RispondiEliminaDalle mie parti si dice che: "sono sempre gli stracci ad andare per aria"...
complimenti per il livello del ragionamento.
RispondiEliminaDavvero!!!
Il ministro Gelmini mi fa quasi tenerezza!
RispondiEliminaOgni volta che la vedo in qualche trasmissione, rimango allibita di fronte a questo Ministro che di scuola di fatto non sa proprio niente ed è costretta a cavarsi dai guai ripetendo allo sfinimento il ritornello dei tagli necessari al bilancio e degli sprechi (sigh!) che si farebbero nella scuola.
Siamo di fronte ad un Ministro che di scuola primaria sa poco e niente, che confonde maestro unico con maestro prevalente, tempo pieno con doposcuola, compresenza con contemporaneità, insegnanti di modulo e insegnanti in classe e potrei continuare nell’elenco.
E queste non sono sottigliezze!!!
Chi conosce il mondo della scuola ne comprende la fondamentale differenza e conosce la loro ricaduta nell’organizzazione scolastica.
Spiace constatare che, di fronte a tale situazione, ci sono voci di autorevoli persone di scuola (almeno tali li ritengo) che forse si lasciano abbagliare dalle voci suadenti di certe chimere o dalla moda del momento ed escono sui giornali locali con dichiarazioni superficiali a dir poco sbalorditive e nostalgiche sulla loro brava maestra di un tempo.
Sveglia ragazzi! La scuola è cambiata e si è data una struttura e degli obiettivi ben diversi da quelli di 50 anni fa (per fortuna).
Ormai è palese: le elementari sono allo sbando, alle medie ci sono più studenti per classe che brufoli sulle facce dei ragazzini, alle superiori manca la carta igenica e qualche professore, e all'università non sanno più che pesci pigliare.
RispondiEliminaPerò mi sembra che anche la Provicia di Terni la parte sua l'abbia fatta.
RispondiEliminaL'accorpamento di alcuni Istituti (Itis, Ipsia, Geometri, Ragioneria) non era obbligatorio.
Da quello che ho capito la Provincia di Perugia non ha provveduto.
Noi sì.
Quando non serve, siamo sempre i PRIMI DELLA CLASSE.
Che furbi!!!
Ti informi per favore?
20 settembre 2009 19.26
ecco qua!
RispondiEliminaQueste sì che sono grandissime...soddisfazioni!
quello che vedo non mi piace.
RispondiEliminaL'impressione è quella che stiamo tornando indietro...
E per di più in un ambito che dovrebbe essere di "eccellenza".
Non mi pare proprio la strada giusta per assicurare alle giovani generazioni una scuola al passo con le esigenze del momento che viviamo.