AVVERTENZE PER L'USO: questo post scorre decisamente troppo veloce, salta da un tema e un altro con la stessa schizofrenia e confusione che viviamo in queste ore. Non c'è nessuna pretesa di seguire un filo logico, ma in fondo...è perfettamente in linea con l'assurdità delle cose che stiamo vedendo e che vedremo.
Domenica strana e non poteva che essere così. Una domenica che è partita da sabato pomeriggio, lunga, densa, eccessiva come solo nell'Italia di oggi è possibile... La sera a casa di amici, con 5 italiani del futuro da 1 a 6 anni, completamente fuori media nazionale in materia di figli, sforzandosi di colloquiare amabilmente, con un occhio fisso sullo schermo muto della tv e le immagini dei caroselli a Palazzo Grazioli negli occhi. Volume a zero, ma a guardare il labiale di quelli inquadrati, il senso era chiaro. Non mi piace neanche un pò questa italietta da grande fratello che cavalca bassa gli istinti di pancia. Per un momento ho anche sorriso ai trenini festanti, vedendo tanti ragazzi e immaginando la speranza che qualcuno, in un modo o nell'altro, pensi anche a loro. Poi ha prevalso quella disgustosa e antica moderazione , quella che non riesco a scrollarmi di dosso neanche di fronte allo spettacolaccio di un governo mai nato e di una classe dirigente drammaticamente inadeguata; allora ho capito qual'è la peggiore eredità che ci lascia Berlusconi e la sua corte: la mancanza del senso del limite, in tutte le rappresentazioni della nostra società. Ed è riuscito a far saltare il tappo, già precario, di conquiste e di genio in una quindicina d'anni di discesa, abbassando l'asticella sempre più in basso. Non è certamente il solo, ma l'alibi che genera vedere proiettato sul capo del governo tutte le nostre peggiori mediocrità, bei danni li fa. Ed anche facendo finta di non pensare a che lavoro mi tocca fare per educare due figli ai valori con i quali sono cresciuto io, in mezzo ai caroselli ed agli eccessi...il punto rimane che se non riscopriamo il gusto del rispetto e torniamo a ritmi di vita più urbani, la vedo dura, Monti o non Monti. Intendiamoci, quando cadde Prodi, al Senato della Repubblica i lord destrorsi si abbandonarono a scene da osteria...ma l'una cosa, ovviamente, non assolve l'altra. A patto che nessuno giochi a scandalizzarsi se qualcuno decide di andare a fischiare sotto le finestre del vecchio showman, lo stesso che ieri, tramortito dalla velocità degli eventi, è riuscito a citare il solo "statista" Putin a credito... E poi a me piace vincere con le elezioni, quando le cose sono chiare e non per manifesta incapacità del concorrente. Ma lo sappiamo benissimo tutti che "l'agonia della patonza" ci avrebbe portato alla fine e che ora ci aspetta un periodo tosto, senza rete. Spero fortemente che i partiti politici (a partire da un PDL in crisi d'identità) siano in grado di appoggiare con responsabilità, nel rispetto delle differenze, le scelte che ci siamo impegnati a fare con i nostri patners europei, magari facendo appello ad un sussulto di dignità, mitigando le scelte doverosamente forti di un esecutivo di tecnici. In fondo a questi tecnici stiamo chiedendo di far tornare i conti (ma il discorso lo abbiamo già fatto nell'altro post). Per capire quanta strada abbiamo da fare (e non parlo solo del debito pubblico) io uso un metodo: penso ai posti che ho visto negli ultimi anni. Appena posso, infatti, carico la truppa e viaggio dove posso per tutto il tempo che posso: il morbo me lo sono preso da ragazzino, sui sedili di scai di 7 interrail... Nel mio piccolo, ho visitato parecchi posti e visto l'Europa di questi anni cambiare in meglio anche e soprattutto nei luoghi più impensati; a ben vedere, la Grecia, te lo sbatteva in faccia già a viaggiarci che non ha mai avuto lo standard di vita, le infrastrutture ed i servizi dell'Europa che conta...ma ho anche visto, tutte le volte che rientravo nel bel Paese, che noi restavamo fermi, immobili sugli allori delle generazioni passate, ancora legati agli anni del boom ed alla Milano da bere e piano piano ci siamo fumati tutto il vantaggio che avevamo nei confronti degli altri Paesi. Drammaticamente inarrivabile lo standard di vita in Germania e in Francia, nei Paesi Fiamminghi o nella Scandinavia o della Gran Bretagna, e chiedete alle migliaia di giovani italiani laureati che lavorano nelle multinazionali di Barcellona, Madrid o Valentia (parte di quella che chiamiamo "classe dirigente" del futuro) quale sia la qualità della vita che hanno. Ma lo schiaffo peggiore, quello che ti lascia ebete e desolato, te lo danno i Paesi dell'est, quelli che hanno cominciato a vivere in Occidente da una ventina d'anni scarsi come la Polonia, l'Ungheria, la Croazia, la Slovenia, le Repubbliche Baltiche e perfino la Romania, che per inciso ha già restituito la metà del prestito elargito dall'Europa... E vi assicuro che quando viaggi con figli piccoli al seguito, il livello di vivibilità e progresso sociale che incontri lo classifichi dopo poche ore. Ecco, quando penso a questo, vedo subito quanta strada abbiamo ancora da fare e soprattutto da che punto partiamo. Così indietro che ancora dobbiamo trovare una legge elettorale dignitosa; e poi affrontare tutte le riforme in materia di pensioni, lavoro, welfare, scuola, università, decentramento, fisco, insieme ad un'altra ventina di cosucce per le quali abbiamo pure scritto un temino all'Europa (e poi ci stupiamo che ci diano i compiti...); poi, se ci rimanesse tempo, sarebbe auspicabile puntare sulla crescita... Stavo cedendo, ma per fortuna sono arrivate le braciole e il carosello s'è fermato, almeno per un pò. Lo confesso, ho dormito male e stamattina prima delle 7 ero già in piedi. Sono entrato nei pantaloncini da corsa, quelli che quando li indosso penso sempre all'imbarazzo dei ballerini classici... e sono andato a prendere Stefano per un allenamento di quelli che ti fanno sputare via tutta la rabbia della settimana. Siamo partiti da Carsulae e siamo saliti per una decina di chilometri di sterrato prima alla Romita e poi fino a Torre Maggiore, nel silenzio del bosco. All'inizio avevo ancora quel retrogusto amaro di una serata confusa e preoccupata, ma poi il fiato corto ha azzittito tutti i pensieri ed ho messo un piede dietro l'altro sudando l'anima fino in cima. Nessun allenamento ti può preparare alla strada che sale, lì ci vuole quella che i terniferi chiamano tigna. Se poi la mischi alla rabbia di tutto quello che potrebbe essere e che non è (e non parlo necessariamente della sola situazione nazionale), vieni su neanche male. Il cuore ha cominciato a rallentare e ci siamo regalati la cima della montagna di Cesi, in una splendida mattinata frizzante di novembre, con un cielo da dipinto e tutta la Conca ai nostri piedi. Da lì siamo saliti fino a Torre Maggiore, con la testa bassa e lo sguardo fisso alla punta delle Nike infangate, che a vedere la pendenza potevi solo fermarti e camminare. In silenzio abbiamo trotterellato in cima aspettando che il cuore galoppasse di meno e poi giù, lungo i sentieri, fino a Sant'erasmo. Abbiamo incontrato 2 coppie di camminatori... e dalle facce che gli ho visto indossare, dovevamo essere proprio un bello spettacolo. Siamo scesi a Cesi, lungo la strada che il buon Venturi da presidente di circoscrizione, volle asfaltare con "cemento ecologico". Troppe le emozioni per mettermi a pensare alle idiozie ed alle occasioni mancate. Per fortuna che quei sentieri li ho battuti a lungo coi Volontari della Valnerina a "passo lento", perchè la segnaletica non c'è quasi più. E neanche i giochi per i bambini davanti all'Osservatorio (ma come pretendere, se sono 2 anni che triboliamo per metterli alla Passeggiata...). A vedere quant'è bella la montagna ternana non ce la fai, senti risalire il gorgoglio della rabbia per le occasioni non sfruttate, giusto in tempo per attraversare il paesino di Cesi, ancora addormentato, e rientrare sulla provinciale, in direzione Carsulae. Quando siamo arrivati al parcheggio dell'area archeologica, con gli occhi ancora pieni dei mille colori dell'autunno, c'erano pure 5 macchine 5 di turisti... ed ho sentito subito risalire l'amaro in bocca. Due ultime curve in falso piano e siamo arrivati alla mia fedele 106: quando ho buttato un occhio all'orologio, che segnava 118 minuti di corsa folle per quasi 25 chilometri, è tornata la pace. Così, stremato ma felice, dopo una doccia lunga quanto le consultazioni dello stacanovista Napolitano, ho giocato tutto il giorno coi cuccioli, raccontandogli che posto bellissimo abitiamo. E fra una risata e l'altra, devo aver loro pure promesso che le cose cambieranno. In Italia speriamo. Dalle parti nostre... di certo! In fondo è pure una questione di fiato.
(le foto di questo video sono del Capitano dei Volontari della Valnerina... innamorato come e più di me di questa terra unica)
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