giovedì 4 novembre 2010

Its the end of the world as we know it...

Non mi capita spesso di condividere un post parola per parola, ma quello che scrive Mario Adinolfi è esattamente ciò che penso, trascritto crudo e amaro direttamente sul sito di The Week (il settimanale che dal 26 novembre prossimo sarà in edicola). Se vi prendete la briga di rileggere qualche post nel blog ci troverete le stesse aspre considerazioni. Ma il ragazzone, qui, la spara tutta dritta al cuore nel modo più chiaro che abbia mai visto ed il minimo che potessi fare era inserirlo di diritto nel computo degli ospiti in cammino... Fate come me, cliccate sopra al link qui sotto e bevetevi queste poche righe tutte d'un fiato; poi, magari, ci facciamo quattro chiacchere sopra. Ma non necessariamente, che le delusioni, come le incazzature, si gestiscono meglio nel silenzio della nostra rabbia. Forse.

Noi siamo quei figli che sono stati rapinati dai loro padri. Noi siamo la prima generazione a cui quella precedente ha preparato un futuro peggiore del peggiore presente. Noi siamo quelli che un giorno del 1995 hanno sentito dirsi "metodo contributivo" mentre i loro padri si scrivevano una riforma che li manteneva nel "metodo retributivo". Noi non capivamo cosa volesse dire. Noi siamo quelli che, senza capire, hanno però visto che con quella riforma la coperta corta veniva tirata tutta da una parte. Noi siamo quelli che sono stati lasciati scoperti. Noi siamo quelli che hanno il lavoro precario e otto mesi pagati su dodici, i nostri padri avevano il posto fisso e la tredicesima e la quattordicesima. Noi siamo quelli che per un posto letto in affitto ci chiedono quello che ai nostri padri bastava per pagarsi il mutuo. Noi siamo quelli che non possono trovarsi una casa e andare via, perché i nostri padri ci allungano la paghetta e senza non potremmo campare, ma la cosa ha un prezzo e quel prezzo è il giogo. Noi siamo quelli che pagano la Gestione Separata dell'Inps sapendo che serve solo a pagare 240 miliardi di euro all'anno di pensioni ai nostri padri e ai nostri nonni, poi loro ci girano una paghetta e così ci inchiodano per sempre. Noi siamo quelli che hanno raramente più di mille euro al mese, mentre cinque milioni di trattamenti pensionistici valgono più di millecinquecento euro al mese. Noi siamo quelli che avranno una pensione maturata inferiore alla minima sociale. Noi siamo quelli che mettono il Tfr nella previdenza integrativa, i nostri padri con il Tfr si sono fatti la vecchiaia serena e pure la macchina nuova. Noi siamo quelli che non potranno andare in pensione prima dei settant'anni, i nostri padri ci vanno a cinquantotto. Noi siamo quelli che se vogliono fare ricerca devono leccare il culo a uno dell'età di nostro padre. Noi siamo quelli che piuttosto che leccare il culo per fare ricerca, ce ne andiamo all'estero. Noi siamo quelli che non leggono più i giornali diretti da gente dell'età dei nostri padri, noi siamo quelli che schifano i politici dell'età dei nostri nonni, noi siamo quelli che aprire un'impresa non si può, la si può solo ereditare da quelli quando sono tanto vecchi da crepare.
Noi siamo quelli che voi chiamate "giovani" e non solo siamo più da un pezzo. Noi siamo nati dopo il 1 gennaio 1970 e siamo più di ventotto milioni di italiani. Noi siamo quelli che si stanno accorgendo di come ci avete rapinato il presente come il futuro e ora sono pronti a battersi per porre rimedio a questa colossale ingiustizia.

12 commenti:

  1. E' vero Ric, crudo e aspro ma vero.
    Siamo la prima generazione che sa per certo che starà peggio della precedente.
    Quando mio padre ha iniziato a lavorare prendeva quasi il doppio dello stipendio del suo.
    Ecco, io quasi la metà!

    RispondiElimina
  2. ha ragione Mario Adinolfi (che non conosco ma che ti prego di ringraziare da parte mia per questo post, così essenziale e vero): giovani non lo siamo più da un pezzo, almeno nella giusta accezione europea e mondiale.
    Ma la cosa che mi preoccupa di più è il lassismo e l'irresponsabilità dei tantissimi ragazzi che conosco (come se le pensioni dei padri o per i più fortunati, dei nonni durassero in eterno).
    Non so bene se questa del web possa essere una strada, ma certo qualcosa bisognerà pur farla.
    COme minimo, prendere coscienza fino in fondo di quello che ci hanno fatto e che ci stanno facendo.

    RispondiElimina
  3. 28 milioni di italiani nati dopo il 1970?!?
    Messa così davvero è inspiegabile il motivo per il quale ci siamo lasciati mettere all'angolo in ogni campo!

    RispondiElimina
  4. Drammaticamente vero!
    Ma che sensazione unica quella di stare in una categoria a cui stanno scippando il futuro...

    RispondiElimina
  5. E' vero, in questo crudo e bel post ci ritrovo tante tue considerazioni.
    Se questo sarà il filo conduttore di questo nuovo settimanale, dammi pure informazioni.
    Vi aiuto anche a pubblicizzarlo.
    E mi raccomando: NON MOLLATE almeno voi!

    RispondiElimina
  6. un piccolissimo intervento, anche perchè mi pare che il tema sia stato perfettamente centrato:
    non temere Vittorio, io non mollo di certo, né inteno scappare via, come sono spesso costretti a fare tanti miei amici saltati qua e là per mezza Europa (quando va bene).

    RispondiElimina
  7. volevo farlo su facebook, ma preferisco scriverlo qui il mio commento, almeno rimane.
    Io sono uno di quelli che deve stare al gioco della paghetta e perciò ho da tempo infilato la testa nel giogo di cui parla Adinolfi.
    E' frustrante, ma non posso proprio farne a meno.
    Hai ragione tu, questi sono scippatori dei nostri sogni e del nostro futuro. Non so più se essere disperato o incazzato.

    RispondiElimina
  8. continuo a pensare che la colpa sia essenzialmente la nostra, se ci fossimo mossi prima, se li avessimo presi a calci nel culo (in senso figurato e meno) ora forse non ci troveremmo in questa situazione devastante.
    Poco male, vuol dire he dovremo fare ancora più rumore e ricominciare da zero. BASTA CHE COMINCIAMO PERO'!!!

    RispondiElimina
  9. Questa è un'amara verità, solo che proprio non riesco a vedere come poterne uscire. Sono i sindacati a farmi incazzare di più, si sono accontentati di tutelare il presente, ben sapendo che garantendo ora, nel prossimo futuro in milioni sarebbero rimasti a bocca asciutta.
    Hanno rincorso le tessere, questi cialtroni.
    Bah, che disastro.

    RispondiElimina
  10. eccomi qua, con un piede dentro e uno fuori d'Italia.
    Vengo da 4 lunghi anni di "leccate di culo" all'Università, ma adesso è proprio il caso di espatriare.
    Fatemi un fischio se le cose dovessero cambiare, ma sono molto pessimista.

    RispondiElimina
  11. fai i complimenti a Mario Adinofli (che non conosco). Per quanto riguarda te, ormai ti leggo con gran piacere. Sempre.

    RispondiElimina