lunedì 14 febbraio 2011

C'è ancora spazio per Terni in Umbria?

Questi sono alcuni passi dell'omelia del Vescovo Vincenzo Paglia, in occasione della celebrazione del nostro patrono San Valentino. Le pubblico integralmente di seguito, insieme a 5 minuti scarsi di video. Leggete queste parole con attenzione, perchè non c'è niente di più autenticamente laico di chi esprime con questa chiarezza l'amore per la nostra città! Scommetto che in molti saranno saltati sulla sedia. Noi questi concetti li conosciamo molto bene. Ora si tratta solo di...rialzare la testa!!!

...Ed è per questo che anch'io, nella festa del Patrono, desidero parlare avendo nel cuore il bene di questa nostra città. E debbo confessarvi che negli ultimi mesi è ulteriormente cresciuta in me la preoccupazione. In altri momenti abbiamo parlato di declino, riferendoci ad un orizzonte di lunga durata, che partiva dalla modernità industriale che la città ha vissuto. Oggi - e lo dico pensoso - stiamo rischiando una condizione di ripiegamento. E' come se la città rinunciasse ai propositi di cambiamento e di trasformazione, rassegnandosi alle politiche ed ai comportamenti di sempre. La città sembra non voler crescere piu'. E' come se stesse perdendo l'anima. E' invece indispensabile ritrovarla per poter tornare a crescere. Se non cresciamo cancelliamo già il futuro nostro e dei nostri figli. Sì, stiamo rischiando di perdere il futuro. Sono consapevole che il contesto generale di crisi condiziona fortemente anche la ripresa della nostra città, tuttavia dobbiamo essere consapevoli che non mancano le energie locali che consentono alla città di ripensarsi, di reinventarsi e di giungere all'appuntamento con la ripresa non nelle stesse condizioni in cui si trovava al momento dell'ingresso nella crisi o, peggio, in condizioni di maggiore debolezza.
Ecco perchè è necessario scegliere le priorità, fare uno sforzo comune oltre i confini dei propri interessi di gruppo, valorizzare tutte le risorse della città, a partire dalle persone e dalle loro capacità. Occorre un impegno straordinario di tutte le realtà sociali: dell’impresa e dell’economia, della scuola e dell’università, delle famiglie e delle fondazioni bancarie, della politica e della Chiesa, e così via. C’è bisogno che quella città poliarchica della quale spesso parliamo prenda vita. Non è una preoccupazione nuova. Le questioni sul tappeto infatti le conosciamo assai bene, anche nei particolari. Ne abbiamo parlato al convegno del 14 giugno del 2008 delineando anche un’agenda. Elencammo le “questioni più urgenti” che avremmo dovuto prendere in considerazione. Di fatto, stanno emergendo una dopo l’altra in tutta la loro problematicità. La questione universitaria, a proposito della quale non sono più sufficienti atteggiamenti di sola rivendicazione e che richiede una svolta profonda; la questione industriale, che mostra al tempo stesso segnali incoraggianti e forti ritardi nei comportamenti dei soggetti locali; la questione dei servizi, da quelli pubblici locali all’azienda ospedaliera della città che richiede ora un attento approfondimento e che ripropone una delle facce della “questione Terni” dentro il contesto regionale. C’è bisogno di risposte convincenti. Penso infine alle potenzialità dei rapporti tra l’area ternana – non della sola città di Terni - e i territori dell’Italia centrale. Potenzialità viste ancora solo in un’ottica umbra, troppo ristretta e che invece andrebbero sfruttate, ben oltre l’idea di Terni come città cerniera, riflettendo sui suoi possibili nuovi ruoli territoriali. Questo significa porsi – con serenità, ma senza reticenze – un interrogativo serio: c’è ancora spazio per Terni, in Umbria?
...Nell’orizzonte di un processo di ripresa, vorrei accennare a due questioni. La prima è quella del lavoro o “dei lavori” come molti dicono. I dati circa la perdita del lavoro e la sua sicurezza, circa la cassa integrazione, la disoccupazione giovanile, il lavoro nero, le difficoltà per la nuova occupazione non possono non preoccuparci. Tanto più che il lavoro – prima di essere un fattore della dimensione economica – è ben di più l’espressione più genuina della dignità della persona umana. C’è bisogno di rinnovare il nostro modo di pensare e analizzare il mondo del lavoro nelle nostre realtà economiche e produttive, come recenti ricerche condotte proprio alla Thyssen-Krupp hanno tentato di fare con successo. Oggi la “ferita” aperta più evidente riguarda il “polo chimico” la cui salvezza è vitale non solo per frenare la disoccupazione ma anche per avviare un nuovo e promettente sviluppo sia per Terni che per l’intera Regione. E oggi, festa del nostro Patrono, vogliamo dire ai lavoratori della Basell la nostra vicinanza con la fondata speranza di vincere la battaglia.
La seconda questione riguarda il settore della cultura che è forse l’esempio più emblematico del ripiegamento a cui ho prima accennato. Purtroppo, la città non vede i segnali di un investimento convinto e coerente in questo settore. Al contrario, molto spesso quello che viene presentato come investimento in cultura altro non è che la riproposizione di schemi e di modelli che, come città, ci fanno guardare al passato. E chi tenta la via dell’apertura, del respiro internazionale, dell’innovazione, della sperimentazione, del mettersi in rete e del cambiamento, incontra resistenze e ostacoli ingiustificati. Abbiamo bisogno invece di aprirci, di sperimentare, di respirare, e di invertire la logica del ripiegamento, riprendendo a crescere. Per questo c’è bisogno di investire massicciamente nella cultura facendone una forza propulsiva. Non si tratta semplicemente di organizzare “eventi culturali”. La questione della cultura si gioca nel campo della creazione, dell’arte, dell’architettura, dello spettacolo, delle nuove tecnologie, della ricerca. E la cultura ha bisogno di libertà, di più risorse provenienti da più fonti indipendenti. La libertà di cui parlo non è l’assenza di limiti, è piuttosto presenza di istituzioni, quindi di regole e di comportamenti, aperti alla creatività e all’imprenditorialità. Non si tratta di una visione economicistica, ma profondamente umanistica. Ho la sensazione che Terni troppo spesso finisca per trascurare questa libertà e cadere in una sorta di inerzia istituzionale che impedisce ogni cambiamento.
In questo scenario si ripropone anche la questione universitaria. Di nuovo c’è che essa non è più un enigma. Molti sono stati gli errori del passato, e oggi siamo vicini al non avere più altre possibilità. Anche in questo caso, come in quello della situazione economica, assistiamo a processi di cambiamento di cui Terni subisce, per così dire, gli effetti. Non possiamo più costruirci alibi o muoverci in logica di ripiegamento. La crisi dell’esperienza universitaria a Terni non dipende dalla riforma nazionale dell’università. Dobbiamo piuttosto verificare la ragionevolezza del percorso intrapreso ormai da oltre 30 anni, giudicarne schiettamente gli esiti e aprire strade nuove. Come Diocesi desideriamo offrire ancora il nostro contributo, e intendiamo sviluppare nei prossimi mesi ulteriori elementi di proposta. La risposta che va emergendo da questo cammino costituisce però, per tutti noi, una grande sfida. Siamo chiamati ad abbandonare atteggiamenti consolatori e chiederci se ci sono delle opportunità diverse da cogliere, dei modelli alternativi su cui puntare. Anche l’Università ha il dovere di ripensare le proprie responsabilità chiedendosi anche se le proprie istituzioni presenti a Terni siano le uniche possibili. E in ogni caso è opportuno chiedersi se non si debbano sondare anche altre soluzioni per lo sviluppo di istituzioni di ricerca e di alta formazione. Non dovremmo chiederci, ad esempio, in maniera più radicale e al tempo stesso più ambiziosa, se non sia giunto il momento di fare di Terni un centro dell’economia della conoscenza? di perseguire cioè quel modello economico nel quale la conoscenza e la cultura sono i fattori fondamentali? E’ un sentiero audace, ma possibile, ovviamente solo se decidiamo di percorrerlo assieme.
Care sorelle e cari fratelli, avete compreso la pensosità che traversa queste mie parole. Non potevo tacere, anche perché sono convinto che la nostra città ha tutte le potenzialità per tornare a crescere. Dobbiamo essere consapevoli che non abbiamo molto tempo. E comunque c’è una decisione previa da prendere: abbandonare ogni ripiegamento e accogliere gli stimoli che fanno guardare al futuro e fare in modo che le giovani generazioni vedano Terni come la città del loro futuro.

15 commenti:

  1. nient'altro da aggiungere!
    Grazie di cuore Don Vincenzo, a nome di tutti quelli che non si rassegnano a...ripiegare la tresta"

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  2. DRAMMATICAMENTE CONDIVISIBILE.
    CERTO CHE C'E' DA RIFLETTERE, E TANTO!

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  3. chissà la faccia del Sindaco e della Presidente della Regione.
    Non vado spesso a messa. Ma non c'entra molto; hai ragione tu, le riflessioni sono fatte da chi ama la città e cerca in tutti i modi di evitare che abbassiamo la testa!

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  4. era proprio ora di ascoltare parole così chiare!
    E' vero, le energie a Terni ci sono.
    Basta non puntare più sulla MEDIOCRITA'!!!

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  5. Hai ragione Ric, nessun nuovo concetto per noi!
    Ma certo che a vedere il video e scorgere la tensione di chi sta "in prima fila"...è un'altra cosa!

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  6. il passaggio sulla cultura è fantastico.
    Speriamo serva a scuotere le menti di chi decide.

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  7. ho letto su facebook un bel dibattito. Preferisco scriverti una cosa qui nel blog, almeno rimane.
    Il vescovo si dovrebbe occupare di "anime", lo dicono in molti qua e là.
    Ma a ben guardare è proprio del'anima della città che si sta discutendo.
    Avevo grandi aspettative da questa Amministrazione Riccardo, ti ho seguito da subito e continuo a ritenere che saresti uno che può dare una spinta decisiva, se non altro in qualità delle idee e nell'impegno.
    Non conosco i giochi della politica, ma confido ancora molto negli uomini.
    In città si chiede a più voci questo "cambio di passo", non conosco il Sindaco, ma lo reputo una brava persona, troppo piegato a logiche non sue.
    Ora è il momento di drizzare la schiena, prima che sia troppo tardi, prima che Terni rimanga al palo in questa crisi di anima e di idee.
    Penso sia arrivato il momento, anche per noi che di politica non ne capiamo molto, di spingere insieme per chiedere che si imbocchi la strada della qualità.
    Non si offenda nessuno, ma la differenza è proprio evidente.
    Non so se ci crederanno, ma siccome non ci conosciamo se non per le pagine del blog, penso di potermi permettere di dirlo apertamente, sperando che serva a non farti desistere da questo pungolo continuo.
    Vorrei dare una mano anche io. Fammi sapere come.
    Nel frattempo spero proprio che il Sindaco si decida a fare le scelte più adatte alla situazione che oggi stiamo vivendo (e che probabilmente è molto diversa e peggiore da quella di un anno e mezzo fa, quando sembrava che il margine d'errore fosse più ampio).
    Oggi ho fatto 4 passi al centro, in mezzo al "cioccolentino".
    Non entro neanche nello specifico: certo però che servono altre idee ed altri coinvolgimenti per uscire dalle logiche provinciali del "ripiegamento" a cui si fa riferimento.
    Non credo sia questione di destra o sinistra: è un momento delicato e dobbiamo affrontarlo nelle migliori condizioni possibili e con il giusto passo.
    L'Università, la vivibilità della città (il progetto del Nera e dei sentieri è fantastico), il ruolo di Terni nel panorama regionale e soprattutto la possibilità di occasioni di crescita economica diversa dalla grande industria, che è sempre appesa al filo delle decisioni altrui.
    Forse sono stata lunga, ma questo volevo dirti.
    Forza!

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  8. quoto Azzurro al 1000%.
    E aggiungo una sola cosa: era tanto tempo che non mi interessavo più di politica, neanche di quella cittadina.
    Sei riuscito a ricoinvolgermi.
    E ti assicuro che non era affatto cosa facile.
    In altre parole, conta pure su di noi.
    Ho parlato con Sergio e tutta la banda, non ci crederai ma anche loro leggono il tuo blog e stanno a 1000.
    Chiamaci, noi ci stiamo!

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  9. Ops, intendevo AZZURRA, ovviamente.
    Mannaggia alla tastiera del pc. Da quando ci mette le mani Marcolino, non si capisce più niente.

    P.S. il futuro dei nostri figli ci spinge a "sporcarci le mani", HAI RAGIONE.

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  10. Il Presule che suona la sveglia alla città!
    Sono contento. Lo vedi che non sei il solo a denunciare questo addormentamento generale?
    Ora sotto, è tempo di lavorare!
    Goccia a goccia puoi scavare anche le rocce più dure.
    E poi adesso si sta alzando una marea...

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  11. grazie Ric, davvero un bello spunto di riflessione.
    Solo che per leggere tutti i commenti che ci stanno si facebook mi tocca pigliare un giorno di ferie.

    P.S. grazie per l'atto sulla sanità a nome di tutto il reparto di ostetricia!

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  12. Più che una sveglia, un GONG!
    Come mi sarebbe piaciuto vedere la faccia del Sindaco.
    Parli spesso di scuotere l'albero...ecco, questo l'albero l'ha direttamente abbattuto.
    Ora si tratta di ripiantare nuovi semi.
    Che sia la volta buona che si ascolti anche la città?

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  13. Tutto assolutamente condivisibile, ma per niente originale, se posso bestemmiare in chiesa.
    Mi sembra, infatti, che questi temi (proprio questi, sì) furono affrontati, li affrontammo, un paio d'anni fa, in una faccenda che, mi pare, si chiamasse 'campagna elettorale' o una roba del genere.
    Poi è successa una cosa normale in questo Paese anormale: si è fatto il governo (in questo caso della città) con la stessa tecnica del Risiko (o del Monopoli?), si è sistemato il sottogoverno, si è tenuto (e si tiene) conto delle 'necessità' dei palazzinari, si è dato (e si da) il 'dovuto' alla Confcommercio, si tranquillizzano le clientele...eccetera.
    Di solito il giorno di San Valentino c'era sempre un gran vento, in città: spesso ha fatto anche dei danni.
    Ieri era tutto tranquillo. Che sia un segno?

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