Su Marchionne e la politica industriale della Fiat sono molto combattuto; sta di fatto che per anni il capitano d'industria Agnelli ha presieduto i banchi dei senatori, a vita, e che per innumerevoli Governi si sono succeduti aiuti di Stato e rottamazioni improbabili che hanno saputo tenere a galla la premiata fabbrica italiana delle automobili, schiacciata fra lo strapotere europeo dell'industria teutonica e la concorrenza spietata delle tigri dell'Asia... Così, quando ho letto che la Fiat si era comprata la Chrysler, appena mi sono ripreso, ne sono stato fiero; anche se, a ben guardare, non ci fosse stata questa crisi mondiale, col ciufolo che l'Italia si sarebbe potuta permettere il lusso di soffiare ai più patriottici del mondo un'industria così importante, che affonda le radici nel cuore stesso dell'operosa Detroit e della storia industriale stessa del Paese a stelle e strisce. Quello dove, per intenderci, ogni mattina i bambini a scuola cantano l'inno, prima delle lezioni. E non stiamo lì a cavillare sul fatto che i soldi sono quelli delle nostre finanziarie "lacrime e sangue": vuoi mettere il gusto di comprarsi un pezzo d'America? Proprio ieri il buon Marchionne, Sergio per gli Yankees, ha rassicurato il Governo italiano riguardo al fatto che non porterà "la testa" dell'industria italiana per eccellenza negli Stati Uniti. Nel frattempo però, il cuore lo hanno già portato lì (che solo Sacconi ed un Governo assorto a ben altri problemi ormonali, ci può cascare).
Guardatevi il video pubblicitario della nuova Chrysler made in Detroit; uno spot per il quale la nostra Fiat ha voluto fare le cose in grande, sparandolo direttamente nella fascia più costosa della pubblicità americana: nel bel mezzo del Super Bowl. Le fasce, di solito, sono di 30 secondi (perchè sappiamo bene che la concentrazione dei bambinoni americani non è facile da tenere); il buon Sergio ha presentato uno spot di addirittura 2 minuti, per il costo modico di 9 milioni di dollari a passaggio. Una pubblicità documentario che racconta dello storico legame tra la città di Detroit, il mondo dell'automobile e la gente. Il tutto con un testimonial d'eccezione: quell'Eminem che proprio a Detroit ha mosso i primi passi nel mondo della musica. Ecco, il cuore lo hanno già portato oltre Oceano. Ma niente paura: a noi ci lasciano il povero Allevi coi capelli dell'Orso Mapo Capo, che per trenta secondi si sbatte sulla tastiera con lo sfondo della Punto MyLife. Guardateli in sequenza: visti così, valgono mille volte più di qualunque rassicurazione.
E bravo Sergio! E complimenti a chi ci casca!
...e l'Italia che va, con le sue macchinine BRUM BRUM...
Bellissimo Post Riccardo. Il video non lo avevo visto.
RispondiEliminaCerto, messi a confronto si capiscono molte cose.
Come scrivi tu, altro che chiacchere e proclami: si vede subito la differenza.
Che disastro st'italietta...
una sintesi perfetta!
RispondiEliminaLa faccia del "povero Allevi", come lo chiami tu, messa a confronto con la grinta di Eminem è almeno imbarazzante.
Marchionne: a me non m'hai fregato!
un pò rido e molto di più piango. Questo è l'effetto che mi fai.
RispondiEliminaA guardare i due video pare evidente la strategia. Chissà se "riporto" Sacconi e gli altri se no renderanno conto? O se gliene frega qualcosa.
BAH!
sei stato più chiaro tu in 30 righe che una puntata di Ballarò.
RispondiEliminaGrande!
"coi capelli dell'Orso Mapo Capo"??????
RispondiEliminaahahahahaaaah
sei geniale!
magari ti diranno che per rilanciare la Chrysler serve questo e altro.
RispondiEliminaCerto che però, messi a confronto, il senso è chiarissimo.
Bel pezzo Riccardo.Grazie.
Secondo me, se legge questo post, rischia di capirci qualcosa perfino Sacconi (a proposito, ma avete visto ieri sera a Ballarò che pantomima tra lui e la Todini, con la faccia piena di "vinavil"...).
RispondiEliminaMa il video con Eminem c'ha tutti gli stereotipi dell'America. Toccante e impegnativo.
RispondiEliminaQuasi come quello della Punto.
Come dice Ron, e l'Italia che va, con le sue macchinine brum brum.
Battute a parte, riguardo all'accordo anche io pensavo fosse necessario. Doloroso ma necessario.
Ora però mi pare davvero troppo.
Un Governo serio c'avrebbe messo le mani da tempo, am come scrivi tu, questi sono tutti impegnati nella difesa d'ufficio del capobanda. Tempi bui si annunciano, speriamo.
Non c'è rimasto molto.
E come sempre è la nostra generazione che ci rimane sotto.
MA CHE BRAVI QUESTI NOSTRI PADRI!
AMERICAAAAA...
RispondiEliminaFACCE TARZAN!
non volendo neanche entrare nel merito della vertenza con la CGIL, se ormai la fusione con Chrysler sembra l'approdo naturale dell'operazione di spinoff, perfezionata lo scorso 3 gennaio, lo spostamento di baricentro della Fiat oltreoceano risulta un po' più ostico da digerire, anche alla luce dei sacrifici chiesti da Marchionne alle tute blu italiane, in vista della realizzazione di Fabbrica Italia.
RispondiEliminaQuello che manca, come ormai avviene da mesi, è l'interfaccia del nostro Governo.
Questa vicenda è proprio sintomatica dell'assenza di peso specifico dell'Italia nelle partite con le multinazionali.
Ma mentre mi ero abituato ai calci fra i denti delle SPA straniere, che lo faccia la FIat, dopo tutto quello che l'Italia ha fatto per questa indutria, francamente ha il sapore amaro della presa per il culo.
E scusate l'eufemismo.
davvero un bello spunto di riflessione.
RispondiEliminaGrazie Riccardo, anzi...THANK'S!
fiera di seguire il tuo blog!
RispondiEliminaleggo e rileggo il post.
RispondiEliminaFra una risata amara e l'altra c'è l'essenza del nostro scivolare nel baratro.
Solo un'avvertenza. La prossima volta vacci più cauto, che quando ho letto di Allevi con i capelli dell'Orso Mapo Capo a momenti mi strozzo!
ahahahahahah
Ho deciso: mi compro una Suzuki!
RispondiEliminaE passa la paura.
Se penso che c'abbiamo spaccato il sindacato e che siamo stati per mesi appesi a vertenze che hanno diviso il Paese e lo stesso PD, mi viene una rabbia che non ti dico.
RispondiEliminaAndava tutto bene per Sacconi ed il Governo.
Adesso si precipitano ad incontrare sabato Marchionne che gioca ogni giorno a porre sul tavolo una questione diversa: investo, non investo, vado in Polonia, poi in Serbia, portiamo la testa pensante in America...
Nella vita, come spesso accade, è tutta questione di autorevolezza: ecco, il Governo italiano non ce l'ha.
E balliamo!
c'ha ragione chi ti chiede di scrivere più spesso.
RispondiEliminaHai proprio ragione, a guardare in sequenza i 2 video si capisce molto.
Anche troppo.
E pensare a quanti miliardi si sono ciucciati in questi anni...